Una ricerca dell’istituto superiore di sanità evidenzia come fare movimento previene patologie cardiovascolari, diabete e cancro. A tutte le età.
L’attività fisica come prevenzione per determinate malattie cronico-degenerative. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità. Le malattie cronico-degenerative, come noto, sono caratterizzate da un lungo periodo di sviluppo e colpiscono prevalentemente donne e uomini più anziani. Stiamo parlando di un ampio gruppo di patologie che vanno dall’osteoporosi alle malattie cardiovascolari, dal diabete alle dislipidemie per arrivare a sovrappeso/obesità, malattie respiratorie croniche, ictus e cancro. Sono tra le malattie più invalidanti e mortali che interessano molti Paesi e che sono caratterizzate da fattori di rischio endogeni non modificabili ed esogeni modificabili: proprio tra quest’ultimi l’inattività fisica gioca un ruolo cruciale. Viceversa l’attività fisica, sostiene la ricerca, fornisce vantaggi sia al singolo individuo, sia al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) riducendo l’ospedalizzazione e l’uso di farmaci.
Incidere sui fattori di rischio esogeni: l’attività fisica
Incidere sui fattori di rischio esogeni è dunque l’unico modo per abbassare l’incidenza delle malattie cronico-degenerative. Quelli associati agli stili di vita sono quattro: il consumo di alcol, l’alimentazione scorretta, il fumo di sigarette e l’inattività fisica. Evitarli e svolgere una regolare attività fisica è una semplice misura che può aiutare ad affrontare le malattie degenerative. Non solo: se è ben riconosciuto il ruolo importante dell’esercizio fisico come prevenzione e cura dell’osteoporosi per i suoi effetti positivi diretti sul tessuto osseo, ci sono evidenze positive anche legati alla minor insorgenza di altre patologie come diabete, malattie cardiovascolari e dislipidemie. I benefici ottenuti, peraltro, anche se sono relazionati all’età, comprendono tutte le fasce, che vanno dai giovani tra i 20 e i 30 anni agli adulti tra i 40 e i 50 anni fino agli anziani di età superiore ai 60 anni.
Contro l’osteoporosi sì al movimento no al nuoto
Ovviamente, l’intensità dell’attività fisica consigliata dipende dall’età e dalle abitudini di vita delle persone, ma anche e soprattutto dal loro stato di salute, in quanto alcune malattie possono portare a una situazione debilitante soprattutto tra gli anziani.
Ma c’è di più: secondo la ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, “un’attività fisica come camminare, pedalare, salire le scale a piedi e ballare può costituire una buona prevenzione, non solo per le malattie croniche ma anche per il riassorbimento del tessuto osseo: alcuni studi hanno evidenziato che per tutti i pazienti è importante camminare per 30-60 minuti”. Ecco dunque una valenza non solo preventiva, ma anche di “cura” per chi è affetto da alcune malattie degenerative, nel caso specifico l’osteoporosi.
Una nota a parte merita invece il nuoto: uno sport ritenuto “molto utile per alcune malattie croniche, ma non per l’osteoporosi poiché i suoi movimenti, pur facendo bene a muscoli, cuore, articolazioni, non sono particolarmente utili per l’ossatura: in acqua, infatti, non viene sostenuto il peso corporeo per mancanza dello stimolo della forza gravitazionale”.