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Ragazza con allergia starnutisce

Allergie, in Italia solo il 2% si vaccina

Pubblicato il 21 Febbraio 2024 Assidai In Welfare24 /  

Nel nostro Paese e a livello mondiale sono sempre più diffuse e rappresentano una voce di spesa rilevante del Servizio Sanitario Nazionale

Per le persone allergiche il vaccino ad hoc può essere un salvavita, ma su 6 milioni di italiani che potrebbero usufruirne – su un totale di 12 milioni – solo il 2% opta per la somministrazione, anche a causa della mancata rimborsabilità in varie Regioni. Un paradosso, affermano gli allergologici, che espone ad alti rischi e determina un costo notevole per il Servizio Sanitario Nazionale (circa l’1-2% della spesa sanitaria complessiva). Per questo, in occasione dell’ultimo congresso della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic) a Bologna, gli specialisti hanno chiesto che il problema sanitario delle allergie, oggi banalizzato, diventi una priorità nell’agenda politica.

In Italia l’immunoterapia specifica, ovvero il vaccino, resta dunque una chimera per milioni di pazienti, sebbene nelle linee guida internazionali venga indicata come la migliore terapia per un allergico su due sia per le allergie respiratorie sia per quelle alle punture d’insetto. è infatti l’unico trattamento in grado di fermare l’escalation di sintomi infiammatori che porta all’asma, una condizione che nel nostro Paese, nei casi più gravi, causa quasi 300 vittime ogni anno. Anche a livello globale il trend è in aumento: secondo l’Oms sono circa 350 milioni le persone al mondo soggette ad allergie respiratorie. La previsione è che entro il 2050 quasi la metà della popolazione soffrirà di qualche forma di allergia, complici il cambiamento climatico e l’inquinamento. Nel nostro Paese circa il 10% degli under 14 soffre di asma e l’80% di questi è allergico.

L’immunoterapia allergene specifica, ovvero il vaccino, è “una terapia desensibilizzante che può davvero cambiare il decorso della malattia – ha spiegato Mario Di Gioacchino, Presidente Siaaic – e consiste in dosi progressivamente crescenti dell’allergene verso cui il paziente è sensibilizzato. In tal modo si sviluppa una attiva tolleranza immunitaria, con produzione di anticorpi protettivi verso l’allergene. Tale effetto si mantiene per molti anni dopo la sospensione del trattamento, che dura 3-4 anni”.

A limitare l’impiego dei vaccini sono molteplici ragioni. “Certamente il problema dei costi, nelle Regioni nelle quali il trattamento è a totale carico dei pazienti, rappresenta un forte ostacolo – ha dichiara il Presidente Di Gioacchino – A causa della mancanza di una legislazione che regoli la rimborsabilità in modo uniforme, la situazione è a macchia di leopardo. La decisione se erogare e in che misura i vaccini dipende dalle Regioni, con un’inaccettabile difformità di trattamento di una malattia cronica la cui cura dovrebbe essere inserita invece nei Lea”.

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