L’allergia è la più comune malattia immunitaria ed è caratterizzata da una reazione infiammatoria verso agenti innocui presenti nell’ambiente esterno. Parliamo di componenti nell’aria che respiriamo tutti i giorni (per esempio pollini, muffe, polveri dell’ambiente domestico o lavorativo), ma anche di elementi presenti nel cibo, nei farmaci o nel veleno derivante dalle punture di insetti.
Il tema, in queste settimane, è di particolare attualità: con la primavera – sottolinea l’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid) – sono circa 20 milioni le persone che in Italia soffrono di disturbi legati alle allergie stagionali, di cui circa 1,2 milioni sono bambini. Stiamo parlando, in particolare, delle allergie ai pollini. Con l’alternarsi delle stagioni e nei diversi periodi di fioritura delle piante, in particolare in primavera, si verifica infatti un evento naturale di fondamentale importanza per il regno vegetale: invisibili nubi di polline, seguendo le correnti aeree, si riversano nell’atmosfera diffondendosi in altezza e a distanza anche per diversi chilometri. I pollini, quindi, si depositano un po’ ovunque, anche sulle mucose della congiuntiva, del naso e dei bronchi delle persone che vivono nelle zone interessate. Queste persone, se sensibilizzate alle proteine allergeniche liberate dai pollini, reagiscono con i caratteristici sintomi clinici. In particolare si è anche osservato come i temporali che si verificano nel corso della stagione dei pollini possono provocare gravi attacchi di asma nelle persone affette da pollinosi.
Il Ministero della Salute, sul proprio sito, dedica un’ampia sezione alle allergie – alle cause, ai rimedi e alla possibile prevenzione – a testimonianza della significativa fetta di popolazione che è purtroppo interessata da queste patologie (circa una persona su quattro tra 18 e 44 anni).
Allergie, numeri e costi in Italia e in Europa
Le allergie respiratorie rappresentano oggi la forma più comune di allergie in Europa e nel mondo. Inoltre, la diffusione delle malattie allergiche sta aumentando in Europa e, anche a causa del cambiamento climatico, non è più limitata a stagioni o ambienti specifici. Secondo i più recenti studi, le malattie allergiche sono osservate nel 35% della popolazione generale, con livelli di prevalenza in aumento: per esempio quello dello delle riniti allergiche, cioè del sistema respiratorio (valutato in Europa tra il 10% e il 30%) o quello dell’asma (3-8%), anch’esso in crescita negli ultimi 20 anni nei Paesi a stile di vita “occidentale”; la diffusione della dermatite atopica è valutata intorno al 10-12%.
In generale le allergie possono essere transitorie o permanenti. Inoltre bisogna saper distinguere tra l’allergia, ovvero la reazione specifica prodotta dal sistema immunitario quando si è esposti ad una sostanza normalmente innocua, anche in minima quantità, e la sensibilità, cioè l’aumento esagerato dei normali effetti di una sostanza: per esempio, la caffeina contenuta in una tazza di caffè può arrivare a causare disturbi come palpitazioni e tremore. Cosa ancora diversa è l’intolleranza, quando una sostanza provoca sintomi spiacevoli, come ad esempio la dissenteria, ma non coinvolge il sistema immunitario; in genere, le persone con un’intolleranza ad alcuni alimenti possono mangiarne piccole quantità senza avere alcun problema
È evidente in ogni caso le patologie infiammatorie allergiche determinano un importante impatto sulla qualità della vita dei pazienti e, allo stesso tempo, rilevanti costi sanitari. Recenti studi epidemiologici condotti in Italia, e riportati dal Ministero della Salute, indicano che il 25% della popolazione compresa tra i 18 e 44 anni soffre di rinite allergica e il 5% di asma. Questo si traduce, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, in quasi 30 miliardi di euro annui di costi, in Europa, a livello socio economico, ovvero oltre 10 miliardi di euro per i costi diretti (spese mediche ospedaliere, spese per diagnostica e terapia) e altri 19 miliardi di euro per i costi indiretti (perdita di giornate lavorative, costi per misure di prevenzione).
Le cause e la possibile prevenzione delle allergie
Ma quali sono le cause delle allergie e quale può essere, se esiste, una strategia di prevenzione? Da tempo è noto che esiste una predisposizione genetica a sviluppare allergie così come influiscono il sesso (gli uomini sono più colpiti delle donne) e l’età (i bambini più degli adulti).
Tuttavia, negli ultimi decenni, in particolare nel mondo occidentale, si è manifestato un numero impressionante di patologie allergiche che ha fatto risaltare anche il ruolo dei fattori ambientali rispetto a quelli genetici. Stiamo parlando di fumo passivo, cambiamenti climatici, inquinamento e stili di vita. Secondo gli esperti, per esempio, l’aumento delle temperature medie nei Paesi occidentali porta all’arrivo di nuove specie di insetti a cui il nostro corpo non è abituato in caso di puntura. Allo stesso tempo, d’estate, è aumentato il numero di fenomeni temporaleschi che, come noto, possono portare a fortissimi attacchi allergici mentre alte concentrazioni di ozono sono state associate con un aumento della frequenza di esacerbazioni asmatiche e un incremento di ricoveri ospedalieri e visite al pronto soccorso per patologie respiratorie. C’è poi un tema, non secondario, di stili di vita. Per esempio il fatto che il 90% del tempo viene speso in edifici chiusi, soprattutto al lavoro, con una componente di sedentarietà molto spiccata. Senza dimenticare il tema dell’attività fisica, che recenti studi indicano avere effetti positivi sui soggetti allergici, in particolare per coloro che sono sovrappeso, e del fumo (attivo e passivo), anch’esso ritenuto controproducente per soggetti già caratterizzati da patologie allergiche.
Stili di vita corretti e un’alimentazione equilibrata rappresentano due punti fermi della mission di Assidai, che ne ha sempre sottolineato l’importanza ai propri iscritti attraverso un’informazione puntuale e campagne di prevenzione, che negli ultimi anni hanno riguardato per esempio l’ictus e il melanoma, registrando tassi di adesione crescenti tra gli iscritti stessi. L’obiettivo, perseguendo la cosiddetta prevenzione primaria, è quello di evitare l’insorgere di malattie croniche (tumori, patologie dell’apparato cardiocircolatorio e di quello respiratorio), considerate i principali killer a livello mondiale.
Decalogo per difendersi dalle allergie primaverili
Per concludere, ecco un decalogo pubblicato di recente dall’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (WAidid) per difendersi dalle allergie:
- Limitare il tempo trascorso all’aperto nelle ore centrali della giornata quando è più alta la concentrazione di pollini.
- Evitare di aprire le finestre nelle ore più calde della giornata. Un buon ricambio d’aria degli ambienti è importante, ma è opportuno farlo al mattino presto o in tarda serata, quando la concentrazione di pollini è più bassa.
- Evitare di stare all’aperto dopo la pioggia. Questa, infatti, riduce in frammenti più piccoli i pollini che possono raggiungere più facilmente le vie respiratorie.
- Consultare il calendario dei pollini può aiutare a calibrare il tempo che si può trascorrere all’aria aperta (per esempio quello realizzato dalla Associazione Italiana di Aerobiologia con specifiche per le varie Regioni del nostro Paese).
- Viaggiare in auto tenendo i finestrini chiusi. Se possibile, utilizzare i filtri antiparticolato e sostituirli annualmente, preferibilmente alla fine dell’inverno.
- Fare la doccia e lavare i capelli quotidianamente. I pollini, infatti, si depositano su di essi capelli con il rischio respirarli anche durante la notte.
- Indossare una mascherina e occhiali da sole durante le passeggiate in bicicletta e all’aria aperta.
- Eliminare tappeti e, se possibile, lavare frequentemente le tende in cui si depositano particelle allergizzanti.
- Evitare i luoghi in cui è stata da poco falciata l’erba.
- Non assumere farmaci senza il consulto del medico. Evitare il fai-da-te e seguire scrupolosamente le indicazioni terapeutiche del medico.
Per maggiori informazioni sul bollettino pollinico fare riferimento al sito dell’Associazione Italiana di Aerobiologia.