In Italia è sovrappeso oltre una persona su tre (il 36%, con preponderanza dei maschi, che arrivano al 45,5% contro il 26,8% tra le donne), obesa una su 10 (10%) e diabetica più di una su 20 (il 5,5% per l’esattezza); senza contare che oltre il 66,4% delle persone con diabete di tipo 2 è sovrappeso od obeso. Una situazione preoccupante, alla quale se ne aggiunge una specifica che riguarda i bambini: stando a uno studio diffuso dall’Unicef nei giorni scorsi, intitolato “Diamogli peso: l’impegno dell’Unicef per combattere la malnutrizione“, in Italia la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentata di quasi tre volte nel 2016 rispetto al 1975. Un trend purtroppo ormai consolidato negli ultimi anni visto che in tutto il mondo, nel 2017, oltre 38 milioni di bambini sotto i 5 anni risultavano in sovrappeso (8 milioni in più rispetto ai 30 milioni circa del 2000), vale a dire il 5,6% della popolazione infantile globale; solo in Europa, invece, un bambino su tre ha un peso superiore a quello raccomandato.
Prevenzione e “tenuta” della sanità pubblica
Tutto ciò rappresenta una riprova, se ce ne fosse bisogno, dell’importanza di una corretta alimentazione e, quindi, in una fase precedente di una approfondita “educazione” alla scelta e al consumo del cibo con particolare attenzione ai grassi e ai dolci. Un aspetto, quest’ultimo, su cui Assidai è da sempre attento analizzando studi e inchieste a livello globale sul tema (più avanti si illustrerà un interessante decalogo per evitare aumenti di peso indesiderati). Infatti, proprio un corretto stile di vita, anche a tavola, rappresenta la migliore forma di prevenzione primaria contro le malattie non trasmissibili, che gravano sulla salute dei cittadini e mettono a rischio la tenuta finanziaria e sociale della sanità pubblica. Le istituzioni più autorevoli stimano infatti che in Italia l’obesità colpisca 6 milioni di persone (22 milioni di persone nel nostro Paese sono da considerarsi sovrappeso) per un costo annuo stimato in 9 miliardi di euro che grava sul Servizio Sanitario Nazionale e, quando esso non riesce a far fronte alle richieste, direttamente sulle tasche dei cittadini sotto forma di spesa sanitaria privata. Senza contare che, solo in Italia, si stimano 57mila decessi l’anno correlati all’obesità.
Sedentarietà e obesità
Del resto, a dirlo è proprio l’Unicef, l’obesità infantile in Italia non è dovuta soltanto ad una cattiva alimentazione (eccesso di consumo di zuccheri e di grassi), ma anche a uno stile di vita spesso troppo sedentario. Un ragionamento che, ovviamente, vale anche per gli adulti. Secondo gli ultimi dati Istat la quota dei bambini che non fanno attività fisica è molto alta nella fascia di età 3-5 anni (48,8%) diminuisce nelle fasce di età successive, ma inizia a risalire e a mantenersi alta a partire dalla fascia di età 18 – 19 anni (20,8%). Il rapporto dell’Unicef evidenzia anche che, a livello internazionale, nei soggetti di età compresa tra i 9 e i 14 anni, il 7,1% dei maschi e il 13,4% delle femmine presenta un comportamento alimentare disturbato. Non sorprende neppure il fatto, peraltro, che i disturbi del comportamento alimentare si presentino con maggior frequenza nei Paesi industrializzati e ad alto reddito. Le abitudini sbagliate, poi, giocano un ruolo più che rilevante: l’8% dei bambini salta la prima colazione, il 33% non consuma una colazione adeguata e il 36% asseme gni giorno bevande zuccherose o gasate.
Il decalogo anti obesità
Quali le soluzioni dunque a questa situazione? Per contrastare quella che sta diventando una vera e propria epidemia nel nostro Paese – sostiene l’Unicef – è necessaria la cooperazione di tutti gli attori coinvolti, affinché vengano realizzate campagne capillari di informazione rivolte alle famiglie e promosse abitudini alimentari e stili di vita sani presso i bambini e i ragazzi; a partire dall’ambiente scolastico luogo di incontro privilegiato. Insomma servono azioni importanti ma soprattutto a livello nazionale e internazionale per edurre la popolazione (a partire dai bambini) sull’importanza di una corretta alimentazione. Un compito che Assidai, nel suo piccolo, svolge ormai da tempo. E in questo caso specifico lo fa propondendo il decalogo degli esperti dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso.
- Fare movimento: bastano anche tre camminate a passo spedito a settimana, ciascuna di 45 minuti.
- Attenzione ai condimenti: usare il cucchiaio come unità di misura dell’olio o di intingoli grassi (uno al massimo per pasto).
- Distribuire il cibo nella giornata: fare 4-5 piccoli pasti e una buona prima colazione.
- Masticare con calma per digerire meglio e restare sazi più a lungo.
- Non eliminare cibi “ingrassanti” come pasta e patata, ma semplicemente consumarli in porzioni ridotte e conditi in modo semplice.
- Verdura a volontà ma attenzione alla frutta (al massimo 3-4 porzioni al giorno).
- Ridurre il consumo di alcol.
- Consumare pesce almeno due volte a settimana.
- Porsi obiettivi raggiungibili e non proibitivi: per esempio dimagrire di 500 grammi a settimana.
- Perdere il 10% del peso iniziale dà un sicuro vantaggio per la salute se viene poi mantenuto.