“Prevenzione e screening fattori chiave”
Intervista al Professor Martini, grande esperto italiano sulla sordità: “L’esposizione a rumori di intensità elevata è prima causa di problemi uditivi”.
“Al di là dei fattori genetici o infettivi, l’esposizione a rumori di intensità elevata è la principale causa dei problemi legati alla funzione uditiva”. A dirlo è il Professor Alessandro Martini, già Ordinario di Otorinolaringoiatria dell’Università degli Studi di Padova e uno dei principali esperti in questo campo. Al proposito, continua, “vorrei citare una tesi di dottorato all’Università di Anversa, incentrata sull’acufene indotto da rumore negli adolescenti e pubblicata su riviste di peso internazionale”. Laddove l’acufene, va ricordato, è la percezione di un rumore avvertito nelle orecchie o nella testa in assenza di uno stimolo acustico esterno.
Come si è svolta questa ricerca e con che risultati? Quanto pesa, in generale, l’esposizione a musica a volumi elevati?
Su un campione di 4 mila studenti tra i 14 e i 17 anni il 18,3% aveva un acufene permanente e di intensità importante. Il 30% di loro suonava strumenti musicali e il 60% usava riproduttori musicali. Praticamente tutti andavano a concerti o discoteche, dove il 70% di loro trovava il livello di rumore adeguato e l’80% non utilizzava protettori acustici. Il risultato di tutto ciò erano lesioni alle cellule cigliate dell’orecchio interno anche se l’esame audiometrico classico risultava normale. Chi ha questi danni oggi, a 40 anni manifesterà difficoltà uditive, magari al lavoro negli open space. è questo il senso dell’ultimo allarme lanciato dall’Oms. Per questo serve un’adeguata prevenzione.
Quale dovrebbe essere un percorso di prevenzione corretto?
Occorrono lo screening neonatale, e quello scolastico. Poi è molto importante quello in età avanzata, visti i forti legami tra sordità o ipoacusia e deficit cognitivo, con il rischio di Alzheimer che aumenta anche di cinque volte. La stessa ipoacusia, secondo gli esperti, è la prima causa di demenza. Infine, per i 40-50 enni il discorso è semplice: alla comparsa del minimo fastidio come necessità di farsi ripetere le cose dette, bisogna farsi immediatamente visitare ed è importante un esame audiometrico accurato, possibilmente utilizzando le parole oltre ai suoni. La maggior parte dei problemi uditivi si risolve con una terapia medica, anche perché l’acufene può avere altre cause, ad esempio un disturbo mandibolare. Se invece il danno è nell’organo sensoriale bisogna intervenire con urgenza; in caso di problemi del timpano o degli ossicini si può intervenire anche chirurgicamente; solo nel caso di difficoltà uditive importanti si ri- corre a un apparecchio acustico.
Qual è invece il peso della genetica nei problemi di udito?
Vanno distinte due situazioni: alcuni geni sono causa di sordità anche grave già alla nascita e quindi è essenziale venga effettuato uno screening della funzione uditiva a tutti i neonati perché bisogna agire con tempestività per evitare problemi di sviluppo del linguaggio; successivamente molti geni giocano un ruolo di predisposizione sia all’esposizione ai rumori, sia all’invecchiamento.
Alessandro Martini è Professore Onorario di Otorinolaringoiatria dell’Università degli Studi di Padova, già direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. È considerato uno dei principali esperti italiani sulla genetica della sordità e conta oltre 400 pubblicazioni.