Il rapporto sul secondo welfare: “Aziende e terzo settore cruciali per ripartire dopo la pandemia”
Nell’era pandemica lo Stato sembra tornato protagonista dell’arena del welfare, mettendo in campo risorse e competenze tali da tirare a sé le fila di ambiti di intervento che per anni erano rimasti ai margini della sua azione. Al contempo, tuttavia, appare chiaro che gli attori del secondo welfare – come aziende, fondazioni, sindacati, associazioni datoriali, consorzi, enti non profit e gruppi informali di cittadini – sono diventati sempre più importanti per rispondere a rischi e bisogni sociali.
È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dal Quinto Rapporto sul secondo welfare, intitolato “Il ritorno dello Stato sociale? Mercato, Terzo Settore e comunità oltre la pandemia”, presentato recentemente da Percorsi di secondo welfare, Laboratorio di ricerca legato al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. L’edizione di quest’anno cade in un momento cruciale per il Paese, in cui “la pandemia sta cambiando nel profondo gli assetti del welfare italiano”, si osserva. In altre parole, “la diffusione del Covid ha rafforzato diversi problemi strutturali del nostro Stato sociale, ha imposto sfide che richiedono risposte sempre più complesse e, apparentemente, ha mutato le dinamiche che da circa un decennio caratterizzano i rapporti tra pubblico e privati”. Anche per questo, si aggiunge, “solo grazie a un’azione sinergica con gli attori del secondo welfare il pubblico sarà in grado di sostenere questo rinnovato ruolo e reggere l’urto della pandemia”.
In particolare, proprio il secondo welfare “ha consentito e promosso un riposizionamento dei confini del welfare tra pubblico e privato, da una parte, e nazionale-locale, dall’altra”, laddove sul primo fronte – si legge nel rapporto – “particolarmente rilevanti sono stati ad esempio l’attività dei fondi sanitari integrativi e le nuove opportunità di sviluppo del welfare aziendale promosse dai contratti collettivi nazionali”.
L’Italia e i principali Paesi europei, con sistemi di welfare inclusivi e generosi, sostenuti rapidamente e a più riprese da interventi straordinari rivolti alle categorie più vulnerabili, – conclude lo studio – sembrano aver retto l’urto della crisi pandemica meglio di altre parti del mondo. Tuttavia, nel mentre, è apparso più chiaro che il modello europeo necessita di essere rinnovato: i rischi tradizionali (in primis la vecchiaia, una lunga fase di vita che dai 65 anni si estende fino oltre gli 85 anni per un numero crescente di persone) non generano più, automaticamente, bisogni, mentre quelli collegati ai nuovi rischi di salute pubblica, alle nuove vulnerabilità o quelli derivanti dalla transizione climatica e tecnologica non sono ancora adeguatamente protetti.
Secondo lo studio sono stati particolarmente rilevanti l’attività dei fondi sanitari integrativi e le nuove opportunità di sviluppo del welfare aziendale promosse dai contratti collettivi nazionali.
Anche il welfare aziendale è pronto a ripartire
Dopo la pandemia il welfare aziendale è pronto a ripartire. Il Quinto Rapporto sul secondo welfare sottolinea come “l’attenzione delle imprese, delle parti sociali e dei decisori pubblici verso il welfare aziendale rimane elevata”, anche se “la crisi economica e produttiva connessa con il Covid ha portato ad una progressiva riduzione nella contrattazione di misure e benefit”. Tuttavia, secondo gli autori dello studio, si tratta di una “parentesi temporanea” e nel corso dei prossimi anni “l’intervento delle imprese tornerà a crescere”.
Come già mostrato dalla crisi economica iniziata nel 2008, infatti, il welfare aziendale è uno strumento che tende a diffondersi soprattutto a seguito di momenti di difficoltà, in particolare per il fatto che si tratta di interventi che hanno un vantaggio sia per l’impresa (in termini fiscali) sia per i lavoratori (in termini economici e di benessere). È quindi plausibile – si conclude – che, al termine della crisi pandemica, nel corso dei prossimi mesi, assisteremo ad un rinnovato sviluppo di questa materia a livello contrattuale e non. Inoltre, “il welfare aziendale tenderà a rafforzare il suo ruolo di supporto del sistema di welfare pubblico”.