Intervista a Luigi Ballanti, Direttore Generale del Mefop: “L’Anagrafe dei Fondi sanitari integrativi giocherà una importante attività di orientamento per tutto il settore e per il legislatore nei prossimi anni”
“In assenza di un quadro di regole stabili e dettagliate in materia di sanità integrativa, il ruolo informativo e di vigilanza anagrafico-fiscale svolto dal Ministero della Salute assume un ruolo determinante. Gli uffici dell’Anagrafe dei Fondi sanitari integrativi, grazie al patrimonio informativo raccolto in questi anni, potranno svolgere un’importante attività di orientamento per l’attuale sistema dei fondi e per il legislatore futuro”. A parlare è Luigi Ballanti, Direttore Generale del Mefop, società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione costituita nel 1999 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e che oggi, tra i propri stakeholder, annovera anche soggetti istituzionali, quali Casse di Previdenza e Fondi sanitari, e soggetti di mercato.
Negli ultimi anni i numeri dei fondi sanitari integrativi sono in costante ascesa. è la dimostrazione che il sistema di welfare italiano si sta avviando verso un binomio pubblico-privato? Qual è il nuovo modello di “protezione sociale” a cui dovremmo tendere, anche alla luce di quanto è avvenuto durante la pandemia?
I dati ci consegnano un sistema di welfare privato in costante ascesa a fronte di bisogni sociali, previdenziali e sanitari della popolazione sempre più evidenti e percepiti. La crescita del fenomeno della sanità integrativa si colloca in un modello consolidato di welfare mix dove i privati, le collettività e in primis gli enti di welfare integrativo assumono un ruolo sinergico con il sistema pubblico, valorizzando al meglio il principio di sussidiarietà orizzontale riconosciuto nella nostra Costituzione. Questo modello di protezione integrata, se correttamente gestito, in armonia con le coperture pubbliche e nel rispetto dei principi di trasparenza e partecipazione attiva dei lavoratori e dei cittadini, non può che essere guardato con favore, quale volano di un sistema moderno di protezione sociale in cui tutte le risorse a disposizione vengono utilizzate in chiave virtuosa e generativa.
Quali sono secondo lei le principali sfide del Servizio Sanitario Nazionale e in che modo i fondi sanitari integrativi possono supportarlo?
Tra le principali sfide del SSN ci sono sicuramente la tutela dell’invecchiamento e della non autosufficienza, delle cronicità e della fragilità socio-sanitaria, della prevenzione e della medicina di prossimità. Su tutte queste aree il ruolo della sanità integrativa può essere particolarmente incisivo. Sarebbe opportuno valorizzare l’operato dei fondi sanitari su queste aree di tutela, anche attraverso moniti legislativi più chiari.
Quanto è urgente (e attuale) lavorare sul tema delle coperture Ltc alla luce del trend di invecchiamento della popolazione?
Il tema della non autosufficienza, inserito nel più ampio quadro delle coperture a favore di anziani e di soggetti fragili, rappresenta una priorità per il nostro Paese. Pertanto, è corretto valorizzare i passi già fatti a livello legislativo e quelli che si stanno realizzando in ambito privato. Il mercato assicurativo è in continua evoluzione e si propone nel suggerire al sistema dei Fondi sanitari nuove soluzioni aperte all’area dei servizi diretti alla persona e alla più generale attività di presa in carico dei cronici, fragili e non autosufficienti anche grazie a progetti innovativi e di digital health. Molti passi restano da fare, a partire dalla previsione dei cosiddetti livelli di assistenza socio-sanitaria, ma in questo ambito la ricetta del mix tra “pubblico e privato” e tra “sociale e sanitario” risulta particolarmente valida.
Sta emergendo con sempre più forza il welfare aziendale, in cui spesso il benefit sanitario è il più richiesto. Come interpreta questo trend e in che modo può contribuire alla sostenibilità della sanità pubblica?
La crescita del welfare aziendale è espressione di un nuovo approccio imprenditoriale che vede l’azienda al centro delle politiche di benessere del proprio dipendente e della sua famiglia. Sempre di più il welfare aziendale si traduce in una nuova modalità di gestione del lavoro in azienda e si estende oltre i suoi confini originari producendo effetti virtuosi sulla imprenditorialità locale e sul benessere dei territori. Meritano interesse le politiche di welfare di rete e le politiche di welfare territoriale basate sulla sinergia tra regioni, enti locali e aziende. Grande attenzione merita, inoltre, il ruolo della cooperazione sociale e del terzo settore. L’unico rischio da evitare nella pianificazione del welfare aziendale è quello del mancato coordinamento o della sovrapposizione delle coperture e degli strumenti tra welfare contrattuale e welfare di prossimità.
Secondo lei servirebbero riforme strutturali per favorire la diffusione dei fondi sanitari integrativi e la loro azione di supporto alla sanità pubblica?
Più che riforme strutturali occorrerebbero misure di completamento del quadro normativo che puntino alla razionalizzazione e valorizzazione di quanto già esiste. Lavorando su governance, processi e regole di integrazione pubblico-privato sarà infatti possibile rendere la sanità integrativa una leva della più generale politica sanitaria del nostro Paese.
Luigi Ballanti è Direttore Generale del Mefop dal 2000. Laureato all’Università La Sapienza di Roma in Scienze Statistiche ed Economiche, in precedenza ha lavorato al Banco di Spirito Santo e, tra il 1987 e il 2000, a Fondicri Sgr, società di gestione di riferimento per le Casse di Risparmio, dove è arrivato a ricoprire il ruolo di Vice Direttore Generale e responsabile degli investimenti, coordinando le attività dei gestori di portafoglio, trader e analisti.