Il Recovery Fund dedica una importante dote di finanziamenti per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, messo a dura prova dalla pandemia di Covid-19
Potenziare la rete territoriale e spingere su innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Sono questi i principali obiettivi per la sanità pubblica fissati dal Recovery Plan, implementato in Italia attraverso il famoso PNRR (acronimo di Piano nazionale di ripresa e resilienza), per un budget complessivo di 20 miliardi euro. L’idea, in altre parole, è quella di migliorare le capacità di risposta del SSN ai bisogni di cura dei cittadini, anche alla luce delle criticità che la pandemia ha messo in evidenza negli ultimi mesi.
In tutto, va ricordato, le risorse destinate dal Recovery Fund all’Italia ammontano a 235,6 miliardi, di cui 191,5 miliardi della Recovery and Resilience Facility, 31 dal Fondo complementare e 13,5 del programma React-Eu. Oltre che sulla sanità, il PNRR messo a punto dal Governo guidato da Mario Draghi è fortemente focalizzato sulla digitalizzazione, sulla transizione ecologica, sulle infrastrutture per una mobilità sostenibile, sull’istruzione e ricerca e sull’inclusione sociale. Insomma, un’occasione unica per rilanciare il Paese dopo la profonda crisi economia e sociale legata al Covid: un treno che, secondo gli esperti, l’Italia non può lasciarsi sfuggire.
Un ragionamento che vale, ovviamente, anche per il Servizio Sanitario Nazionale, che nei prossimi anni dovrà fare i conti con due grandi criticità: il progressivo invecchiamento della popolazione (con l’inevitabile aumento delle cronicità) e le ristrettezze di fondi a livello di Governo centrale.
Ecco perché con il PNRR si agirà principalmente in due direzioni. Da una parte si lavorerà sulle Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, alle quali sarà dedicata una dotazione complessiva di circa 9 miliardi.
Si punta su domiciliare, degenze brevi e telemedicina
Gli interventi avverranno principalmente su tre aree. Innanzitutto, si punterà sulle “Case di Comunità”, presidi socio-sanitari destinati a diventare il punto di riferimento, accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria. In secondo luogo, sull’assistenza domiciliare, che vedrà un significativo incremento degli investimenti, anche con progetti di telemedicina proposti dalle Regioni. Infine, è in agenda la realizzazione di 381 presidi sanitari a degenza breve, gli “Ospedali di comunità”, destinati a svolgere una funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità.
L’altra grande direzione in cui lavorerà il PNRR è quella legata a innovazione, ricerca e digitalizzazione, che avrà un budget vicino agli 11 miliardi. Una buona fetta (4 miliardi) sarà destinata all’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, ad esempio con l’acquisto di strumentazioni e tecnologie all’avanguardia e con il rinnovamento della dotazione esistente di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva. Oltre 1,6 miliardi, di cui 1 miliardo relativo a progetti già in essere, saranno finalizzati all’adeguamento antisismico degli ospedali. È previsto, inoltre, il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della Salute, mentre 100 milioni saranno usati per programmi di ricerca sulle malattie rare e sui tumori rari. Infine, sono previsti due finanziamenti da 160 milioni ciascuno per la ricerca sulle patologie altamente invalidanti.