Il Professor Luigi Naldini: “le terapie geniche agiscono in modo radicale e risolutivo”
La terapia genica? “Rappresenta una svolta epocale per la medicina perché va alla radice genetica di alcune malattie rare e agisce in modo risolutivo”. In futuro potrebbe essere utilizzata con efficacia anche contro le cronicità, cancro in primis? “Riuscire ad allargare i bersagli di questa terapia nei prossimi cinque anni è una prospettiva realistica”. Il potenziale impatto sul Servizio Sanitario Nazionale? “Oggi parliamo di cure molto costose ma in futuro, una volta messe a punto cellule donatrici universali e realizzate economie di scala, si potrebbe consentire un risparmio dei costi legati al trattamento di patologie diffuse come i tumori”.
A parlare è il Professor Luigi Naldini, Direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica e Professore all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Nel corso degli ultimi 25 anni Luigi Naldini è stato pioniere nello sviluppo e nell’applicazione di vettori lentivirali per terapia genica, che sono diventati uno degli strumenti più utilizzati nella ricerca biomedica e recentemente stanno offrendo una prospettiva di cura per diverse malattie genetiche e tumorali finora incurabili. Proprio per il suo straordinario lavoro in questo campo, nel 2019 si è aggiudicato il premio Louis-Jeantet, promosso dall’omonima Fondazione svizzera: un riconoscimento di altissimo livello e che rappresenta spesso l’anticamera del Nobel.
Professor Naldini, come agisce, in parole povere, la terapia genica e perché può rappresentare una rivoluzione per la medicina?
È un trattamento che va alla radice genetica della malattia in modo radicale e risolutivo, dove i farmaci sono geni e cellule. In sostanza si introducono nelle cellule di un organismo nuove informazioni genetiche che vanno a compensare un difetto genetico o a potenziare la risposta contro un tumore o un agente infettivo.
Quali sono i principali progressi svolti dalla terapia genica negli ultimi anni e quali potrebbero essere quelli del futuro prossimo?
La parte più importante dei progressi realizzati negli ultimi 10 anni è relativa alle applicazioni con virus modificati, che non sono capaci di replicarsi, ma conservano la capacità di entrare nelle cellule e fungere da vettori di geni terapeutici. Oggi abbiamo due principali tipi di vettori virali che permettono di ottenere questi risultati. I primi sono i vettori lentivirali (derivati dall’Hiv) che si inseriscono nel DNA della cellula così che le nuove informazioni genetiche diventino parte integrante del suo patrimonio genetico. In questo caso si lavora ex vivo con le cellule del paziente, che vengono prelevate e poi reinfuse una volta trattate. Questa terapia consente di curare, per esempio, alcune malattie rare del sangue come la talassemia o l’anemia falciforme. Già tre di queste terapie sono farmaci registrati sul mercato in Europa e sono disponibili ai pazienti; molte altre sono in corso di sperimentazione.
Qual è l’altro tipo di vettori virali utilizzati?
Sono gli adenoassociati, vettori che a differenza dei lentivirus non si integrano nel DNA ma rimangono nel nucleo delle cellule. Si possono usare sulle cellule che non replicano e grazie ad esse si possono trattare con successo malattie ereditarie della retina o l’emofilia di tipo B e recentemente di tipo A. Infine ci sono gli ultimi arrivati, i linfociti T con recettori antitumorali (CAR-T): sono vere e proprie cellule killer che vanno a trattare alcune neoplasie, al momento ancora poche come alcune leucemie e linfomi, e quando funzionano possono eliminare completamente il tumore.
Nei prossimi anni è plausibile ipotizzare dei risultati rilevanti e concreti delle terapie geniche contro le grandi malattie croniche, a partire dai tumori?
Si cerca di ampliare i bersagli di queste terapie, ovviamente anche ai tumori solidi. Il melanoma metastatico, ad esempio, risponde bene, altri meno perché il tumore solido tende a eludere le cellule killer. C’è molto lavoro da fare ma sono attesi sviluppi nei prossimi anni, a cominciare dal trovare il bersaglio giusto per il recettore anti-tumorale. Ma io ho fiducia: credo che un allargamento dei bersagli sia una prospettiva realistica dei prossimi cinque anni e che la terapia genica sarà un nuovo pilastro della lotta contro i tumori.
Qual è la sostenibilità finanziaria di questo tipo di cure?
Oggi le terapie approvate sono prescrivibili anche dal Servizio Sanitario Nazionale. è chiaro che questo è il tema chiave visto che il costo per paziente è molto rilevante. Un conto è se parliamo infatti del trattamento di malattie rare, un altro se in futuro – parallelamente ai progressi della medicina – la platea si allargherà. è anche vero che queste terapie si somministrano una volta sola nella vita e quindi non si necessita di ulteriori trattamenti, con un risparmio di costi in prospettiva. In ogni caso ritengo che la vera svolta arriverà solo quando si potranno realizzare economie di scala, anche usando cellule provenienti da donatori universali, anziché essere costretti come oggi a lavorare ogni volta su quelle del singolo paziente. Non è una prospettiva irrealizzabile, anzi, già oggi qualcosa riusciamo a fare in questo senso. Certo, in questo modo i costi scenderebbero molto e anche la sanità pubblica potrebbe beneficiarne.