Nel Paese ne soffre una persona su quattro: a pagarne il conto è anche la Sanità pubblica
Quasi 20 miliardi di euro. Tanto costa ogni anno, direttamente e indirettamente, all’Italia l’emicrania. Una cifra monstre, calcolata dall’Università Bocconi di Milano, che è stata citata e analizzata in un recente convegno organizzato dal gruppo Il Sole 24 Ore, tenutosi lo scorso 20 gennaio, dal titolo “Emicrania. Combattere il disagio e prospettive future”. Un appuntamento al quale hanno partecipato importanti esperti del settore, tra cui Piero Barbanti, Presidente dell’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee, che Welfare 24 ha anche intervistato in questo numero.
I costi diretti dell’emicrania includono le spese per farmaci, visite mediche, esami strumentali e ricoveri e – secondo l’Eurolight project, studio epidemiologico condotto a livello europeo da 25 istituzioni sanitarie, pubbliche e non profit appartenenti a 15 diversi Paesi – ammontano a circa 828 euro l’anno per paziente nel caso dell’emicrania episodica e arrivano a quasi 2.650 euro per le patologie croniche.
Ci sono tuttavia anche altri tipi di ripercussioni negative – e quindi costi – sul Servizio Sanitario Nazionale. La congestione, per esempio, di richieste di esami di risonanza magnetica superflui (basti pensare agli inutili esami a carico della colonna cervicale) che ritardano esami radiologici più pertinenti per altre patologie. Così come è inappropriato, secondo gli esperti, l’elevato numero di visite specialistiche inutili – anch’esse spesso gravanti sulla sanità pubblica – dovute a una erronea percezione dell’emicrania come sintomo anziché come malattia.
Non solo: circa il 35% dei soggetti colpiti dal mal di testa ritiene di non riuscire a occuparsi pienamente dei propri figli, mentre tra il 40% e il 50% sostiene di avere pesanti limitazioni nelle attività familiari, sociali e lavorative. Senza dimenticare, sul luogo di lavoro, il problema del cosiddetto “presenteismo”, situazione per la quale il soggetto si reca comunque al lavoro durante l’attacco, pur essendo pesantemente limitato nella produttività.
Forti limitazioni in famiglia e sul lavoro
Se a ciò si aggiungono i numeri rilevanti dell’emicrania a livello globale (è la terza patologia più comune al mondo con una diffusione del 14% e la prima causa di disabilità sotto i 50 anni) e a livello italiano, dove si toccano picchi del 24,7%, risulta evidente come – anche nel caso di questa malattia – la prevenzione riesca a giocare un ruolo fondamentale, anche in un’ottica di riduzione delle spese (e dunque di sostenibilità futura) del Servizio Sanitario Nazionale.
Prevenzione che prende forma sia attraverso l’utilizzo di alcuni farmaci innovativi sia, soprattutto, adottando stili di vita sani, che depotenzino i fattori scatenanti dell’emicrania. Tra questi – parliamo della prevenzione primaria, che Assidai ha più volte illustrato ai propri iscritti come principale strumento per evitare l’insorgere di malattie croniche – spiccano un’alimentazione sana ed equilibrata, un’attività fisica regolare e non consumare alcolici, caffeina e tabacco.