L’atteso rimbalzo del Prodotto Interno Lordo italiano (PIL) è arrivato, anche se, complice la seconda ondata del Covid-19, si aggiungono nuove criticità al quadro della congiuntura globale. A certificare il recupero dell’economia è stato l’ISTAT che lo scorso venerdì 30 ottobre ha diffuso i dati del PIL relativi proprio al terzo trimestre stimando che il Prodotto Interno Lordo – corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato – è aumentato del 16,1% rispetto al trimestre precedente, cioè aprile-giugno, quando il Paese era ancora di fatto paralizzato dal lockdown nazionale, registrando un calo del PIL del 13,3%. Certo, il confronto con il terzo trimestre del 2019 resta penalizzante (-4,7%) ma i numeri dell’ISTAT, superiori alle attese, dimostrano comunque un solido recupero del Paese in linea, peraltro, con gli altri principali partner europei.
Un trend evidenziato anche, in una recente intervista concessa a Welfare 24, newsletter di Assidai realizzata in collaborazione con Il Sole 24 Ore, da Valerio De Molli, Managing Partner e Amministratore Delegato di The European House – Ambrosetti, il Think Tank che organizza, tra l’altro, il prestigioso Forum di Cernobbio. De Molli, tuttavia, ha anche acceso un faro sull’andamento dell’economia nel quarto trimestre che dipenderà, ha precisato, da eventuali misure di contenimento sociale per contrastare il Covid-19. In ogni caso, secondo l’esperto, per non perdere il treno della ripresa il Paese deve mettere in moto riforme importanti (scuola, fisco, pubblica amministrazione) e, anche grazie al Recovery Fund, investire in maniera massiccia su infrastrutture e sanità, settore in cui – precisa – i fondi sanitari integrativi possono svolgere un ruolo complementare al Servizio Sanitario Nazionale per soddisfare i nuovi bisogni di welfare.
Il recupero italiano guidato da tutti i settori
Da che cosa è stata guidata la riscossa dell’economia italiana?
“Da un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi. – sottolinea l’ISTAT – Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia di quella estera netta”.
Ciò porta, aggiunge l’Istituto Nazionale di Statistica, a una variazione acquisita per il 2020 pari a -8,2%. Che cosa significa? Che se nel quarto trimestre la variazione del PIL fosse invariata, il dato finale del 2020 sarebbe proprio pari a -8,2%.
Già Banca d’Italia, nelle scorse settimane, aveva stimato il recupero dell’economia italiana grazie al rimbalzo della produzione industriale, che nei tre mesi estivi è tornata di fatto sui livelli pre Covid-19. Tra luglio e settembre, avevano precisato gli esperti di Via Nazionale, è continuata la risalita degli indicatori più tempestivi relativi ai consumi elettrici, al gas distribuito al settore industriale e al flusso di traffico autostradale, avviatasi all’inizio di maggio con la riapertura di molte attività.
In forte ripresa tutti i principali Paesi europei
Anche dagli altri principali Paesi europei arrivano dati positivi sul PIL del terzo trimestre. La Francia ha mostrato un rimbalzo del 18,2% battendo le attese, anche se il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha sottolineato che il governo prevede una contrazione del PIL della Francia dell’11% nel 2020 (con un ritorno alla crescita nel 2021). Discorso simile per Spagna e Germania. La prima ha fatto segnare un recupero del PIL pari al 16,7% nel terzo trimestre e la seconda ha registrato +8,2%, sempre rispetto ai tre mesi precedenti.
A livello aggregato tutta l’Europa ha registrato una crescita forte nei mesi estivi: il PIL destagionalizzato – secondo Eurostat – è cresciuto del 12,7% nell’area euro e del 12,1% nell’UE, rispetto al trimestre precedente: è la stima flash di Eurostat. Si tratta di gran lunga degli aumenti maggiori dall’inizio delle serie temporali nel 1995 e di un rimbalzo rispetto ai cali nel secondo trimestre del 2020, quando il PIL era sceso dell’11,8% nell’area euro e del 11,4% nell’UE.