Un mercato, quello dei prodotti per il benessere, l’igiene e la cura della persona, che in Italia vale milioni di euro: il loro utilizzo è finalizzato al miglioramento dell’aspetto e alla protezione delle superfici esterne del corpo umano e pertanto non è percepito dai più come possibile fonte di rischio per la salute. Tuttavia, poiché i prodotti cosmetici per la cura della persona vengono a diretto contatto con la pelle e le mucose e poiché gli ingredienti sono moltissimi e comprendono anche sostanze chimiche, il loro uso costituisce una via di esposizione a sostanze che potrebbero anche essere sensibilizzanti, irritanti, nocive o tossiche.
La produzione e l’uso dei cosmetici sono regolamentati in Europa dal Regolamento (CE) 1223/2009 – entrato in vigore in tutti gli Stati membri nel 2013 – che contempla potenziali rischi che possono essere legati a diversi fattori quali, ad esempio, la presenza di ingredienti pericolosi per la salute, di allergizzanti e di contaminanti, la non corretta conservazione e/o l’uso improprio. Possibili danni associati all’uso dei prodotti cosmetici possono, inoltre, dipendere da fattori individuali legati a peculiarità fisiologiche e genetiche della persona o da patologie in presenza delle quali ne è controindicato l’uso.
Insomma, quando si parla di tali prodotti non si può non parlare di salute e dunque il tema diventa centrale per Assidai. Il nostro Fondo da 30 anni si prende cura di salute e benessere dei manager e delle loro famiglie, garantendo un’assistenza sanitaria completa per rispondere a tutte le possibili esigenze e, in questa sede, vuole offrire loro un ampio contenuto informativo – analizzando un recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e molte altre Fonti inerenti a tale argomento – per comprendere quali rischi posso derivare dall’uso di determinati prodotti per l’igiene e la cura, soprattutto per le persone più sensibili come i neonati, i bambini e gli anziani.
Nel dettaglio, l’ISS si propone di fare il punto della situazione “prodotti cosmetici” a partire dal quadro normativo, esplorando aspetti diversi, dall’economico al culturale e al medico-biologico, con attenzione alle nuove frontiere della moderna cosmesi incluso l’uso di nanomateriali che presumibilmente aumenterà con l’ulteriore sviluppo della tecnologia. L’obiettivo? La messa a fuoco di determinate criticità e la diffusione di una corretta informazione scientifica destinata non solo agli addetti ai lavori ma anche al consumatore.
I numeri del mercato cosmetico in Italia e nel mondo
Secondo il Ministero della Salute i prodotti per l’igiene e la cura della persona rappresentano una categoria di largo consumo e di ampia diffusione; si tratta di prodotti che fanno parte della nostra vita quotidiana e il cui impiego è legato a comportamenti abituali di cui non possiamo immaginare di fare a meno. Per “prodotto cosmetico” secondo il Regolamento CE si intende
“qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei”.
Qualche numero? L’industria cosmetica internazionale ha un valore di oltre 260 miliardi di euro, con un trend positivo costante nonostante la crisi economica dell’ultimo decennio, confermando le caratteristiche anticicliche dei beni di lusso, sottolinea il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo l’associazione europea “Cosmetics Europe” i principali acquirenti di prodotti cosmetici sono in Oriente: la Cina e la Russia sono i primi importatori, seguiti da Giappone e Corea del Sud. L’Europa è il maggiore produttore, con un valore di mercato stimato superiore a 77 miliardi. Nel Vecchio Continente l’industria cosmetica impiega oltre 190.000 lavoratori e indirettamente ne coinvolge oltre 2 milioni, impiegati nei settori correlati; l’Italia occupa una posizione di leadership nel settore a fronte di un fatturato stimato in 14 miliardi di euro e di circa 35mila lavoratori nel settore, che diventano 200mila se si considera l’indotto.
Qual è il target di questi prodotti? Principalmente i bambini e le donne, che usano la stragrande maggioranza (70%) dei prodotti, in particolare quelli per il make-up, anche se, negli ultimi dieci anni, il mercato dei cosmetici no gender e quello dedicato specificamente agli uomini ha visto una crescita costante, soprattutto tra gli uomini con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni.
Contraffazione dei prodotti cosmetici
Un tema sicuramente “caldo”, che ha forte implicazioni sulla salute, è quello del mercato illegale dei cosmetici che è cresciuto costantemente, con un incremento dei prodotti contraffatti fortissimo negli ultimi anni, addirittura del 264% da un anno all’altro.
I cosmetici contraffatti, in quanto prodotti illegalmente, si caratterizzano per la mancanza di conformità alla normativa e per la possibile presenza di ingredienti vietati, o in concentrazione maggiore a quella ammessa. Si possono trovare anche contaminazione da batteri o funghi a causa dei processi produttivi in ambienti non idonei dal punto di vista igienico sanitario. Non solo: i metalli pesanti come il nichel, il piombo e in particolare il cromo, tutti vietati dalla legislazione europea, si trovano più frequentemente in rossetti contraffatti, eyeliner e altri prodotti per il trucco importati illegalmente da Paesi non UE (il maquillage in particolare dalla Cina, i profumi soprattutto dalla Turchia e Hong Kong). Recentemente è anche cresciuta la quota di cosmetici prodotti nel nostro Paese in laboratori clandestini. I contaminanti possono essere presenti in concentrazioni sufficientemente elevate da causare dermatiti e gravi allergie o danni ancora più gravi.
I cosmetici “green” e il tema certificazione
Altro punto che merita un’analisi è il mercato dei cosmetici “green” che si va velocemente espandendo in Italia e nel mondo ed è sempre più richiesto dai consumatori tanto che l’Associazione Cosmetica Italia nel marzo 2018 stima il mercato della cosmesi verde nel 2017 pari a 1,1 miliardi di euro in Italia e 45,8 miliardi di euro nel mondo. Il mercato del naturale è molto ben consolidato e in costante crescita perché moltissimi consumatori mostrano interesse per ingredienti e prodotti non chimici percepiti come più sicuri anche se tale certezza non è scontata, avverte l’Istituto Superiore di Sanità. Di fatto, solo il 10% dei prodotti è certificato biologico e, anche se i marchi e i simboli “bio” appaiono in modo sempre più numeroso su molte confezioni, la consapevolezza di consumatori e rivenditori, farmacisti inclusi, non è così scontata e sarebbe necessario fare più chiarezza.
Infatti – si spiega – mentre in agricoltura e nell’industria alimentare i prodotti sono regolati da norme dedicate, nel campo dei prodotti cosmetici non ci sono standard univoci né regole specifiche per la certificazione. Ad oggi, in mancanza di un Regolamento dedicato, l’indicazione è attenersi alle leggi in vigore CE che valgono per tutti i cosmetici fabbricati e venduti in Italia e in Europa sia che si produca un prodotto “green” che di sintesi, e riferirsi alla norma ISO 16128 per definire gli ingredienti naturali.
L’importanza dell’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients)
Il Regolamento europeo ha previsto una serie di disposizioni specifiche sulla sicurezza perché, per esempio, i cosmetici possono essere immessi sul mercato solo se il contenitore a diretto contatto con il prodotto e l’imballaggio secondario riportano, oltre a tutti i claim pubblicitari e alle specifiche d’uso, alcune indicazioni obbligatorie relativamente agli ingredienti del prodotto stesso. Come? In ordine decrescente di peso al momento dell’incorporazione. Ma allora approfondiamo l’analisi dell’INCI per scoprire cosa si nasconde, realmente, dietro agli ingredienti che compongono un prodotto dedicato all’igiene e alla cura della persona.
Inizialmente, l’analisi dell’INCI potrebbe sembrare complesso per coloro che non hanno confidenza con la chimica, ma in realtà diventa più semplice se raggruppiamo gli ingredienti più comuni e se ne studiano le caratteristiche.
- Formaldeide: è una sostanza di derivazione petrolifera che è stata dichiarata cancerogena ed è nella lista mondiale delle sostanze più pericolose e tossiche per gli esseri umani. Resta consentito l’utilizzo dei cessori della formaldeide che, però, sono comunque sostanze cancerogene come per esempio: Sodio idrossimetil glicinato, 2-Bromo-2-Nitropoane-1,3-Diol, Diazolidinyl urea, Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Quaternium-15, Benzylhemiformal, Methenamine.
- Petrolati: sono sottoprodotti del processo di raffinazione del petrolio che, oltre a non fare bene alla pelle, sono inquinanti. Le denominazioni sotto cui si trovano sono: petrolatum, paraffinum, liquidum, paraffina, ceresin, olii minerali, cera microcristallina, ozokerite e vaselina.
- PEG (Poli-Etilen-Glicoli): sono composti che derivano dalla polimerizzazione dell’ossido di etilene e dalla lavorazione del petrolio. Esistono numerosi “PEG” all’interno degli ingredienti utilizzati e il numero accanto al termine PEG indica la lunghezza delle molecole a cui corrispondono differenti caratteristiche fisiche, mentre le proprietà chimiche sono le medesime. Vengono utilizzati nei cosmetici principalmente per ottenere emulsioni viscose ed emollienti. L’effetto, però, è solo temporaneo in quanto non avviene una vera idratazione ma viene coperto lo stato reale dell’epidermide. Inoltre, sono cancerogeni e inibiscono l’assorbimento da parte del derma delle sostanze nutritive.
- Parabeni: sono sostanze chimiche utilizzate come conservanti negli alimenti, nei cosmetici e nei farmaci. Il loro compito è quello di proteggere i prodotti dalla formazione di batteri, funghi ecc. Accanto a questi vantaggi ci sono però anche molte controindicazioni. Una di esse è la capacità di queste sostanze di penetrare all’interno degli strati della pelle, rimanendo nei tessuti per diverso tempo. Queste sostanze sono classificate come “potenziali interferenti endocrini“, ovvero sostanze che possono interferire con la normale attività delle ghiandole che producono alcuni ormoni, soprattutto degli estrogeni e sono fortemente sospettati di avere dei legami con i tumori. Sono facilmente producibili e non molto costosi e ciò ha comportato un loro impiego in grandi quantità. Sono vietati: Isopropilparabene, Isobutilparabene, Fenilarabene, Benzilparabene e Pentilparabene ma, putroppo, è ancora consentito l’utilizzo di Propilparabene (E216), Butilparabene, Metilparabene (E218 ed E219), Etilparabene (E214), Calcium parabene, Sodium parabene e Potassium parabene.
- Siliconi: sono composti chimici che non si trovano in natura. Utili per le loro proprietà idrorepellenti, antistatiche, anti-invecchiamento, resistenti alle alte temperature e al tempo. Il loro compito è quello di rendere le texture dei vari prodotti morbide e setose. Con il tempo, però, l’effetto risulta solo apparente: creano, infatti, una patina artificiale sulla pelle impedendo la traspirazione e l’assorbimento di ulteriori sostanze nutrienti e idratanti della zona interessata (es. Dimethicone, Amodimethicone, Cyclomethicone, Ciclopentasiloxane Polydimethicone, Quaternium-80, Simethicone).
- Sles e Sls: sono tensioattivi chimici aggressivi che, con l’uso prolungato, danneggiano il film idrolipidico cutaneo causando secchezza e disidratazione, allergie e arrossamenti.
- Alluminio: sostanza utilizzata nei deodoranti con proprietà antitraspiranti e antibatteriche. Potrebbe avere un legame con malattie come il morbo di Alzheimer e il cancro al seno.
La cosmetovigilanza per la tutela dei consumatori
Un ulteriore elemento da approfondire è quello della cosiddetta cosmetovigilanza. Premesso che i prodotti in commercio sono sottoposti a controlli o sorveglianza su territorio nazionale, anche con campionamenti, per verificare e contrastare la vendita e la distribuzione di prodotti cosmetici irregolari, cioè non conformi al Regolamento (CE) 1223/2009, il consumatore, in caso di effetti avversi sulla salute, può fare una segnalazione, direttamente o attraverso il medico, al Ministero della Salute nell’ambito delle attività, appunto, di cosmetovigilanza. Queste sono definite nell’art. 23 del Regolamento (CE) 1223/2009 e includono raccolta, monitoraggio e verifica di eventuali segnalazioni di reazioni avverse, i cosiddetti effetti indesiderabili gravi e non dovuti all’impiego di prodotti cosmetici.
Al fine di facilitare la sorveglianza post-marketing e di garantire la tutela della salute dei cittadini il Ministero della Salute ha attivato una piattaforma informatica centralizzata per la raccolta e la gestione delle segnalazioni di effetti indesiderabili gravi e non gravi, per favorire l’acquisizione di nuove informazioni sulla qualità e sicurezza dei cosmetici disponibili.
Infine, un ulteriore strumento a tutela della salute dei consumatori è rappresentato dal sistema europeo di allerta rapida RAPEX (European Rapid Alert System for non-food consumer products). Grazie a questo sistema le autorità nazionali notificano alla Commissione Europea i prodotti che, ad eccezione degli alimenti, dei farmaci e dei presidi medici, rappresentano un grave rischio per la salute e la sicurezza dei consumatori. Fin dall’entrata in vigore della Direttiva 2001/95/CE sulla sicurezza generale dei prodotti, la Commissione europea pubblica così con cadenza settimanale un elenco delle notifiche RAPEX accessibile al consumatore. Le allerte riguardano prevalentemente la presenza di sostanze irritanti e sensibilizzanti, e, meno frequentemente, la presenza di sostanze vietate e pericolose. Il consumatore può comunicare e segnalare l’effetto indesiderabile sia all’azienda distributore del prodotto che all’Autorità per il tramite del medico e anche del Centro Anti Veleni.
Per concludere, qualche informazione pratica. Sul sito del Ministero della Salute, nella sezione cosmetici, si possono trovare tutte le informazioni relative a questi prodotti. Nello specifico, i dettagli sulla cosmetovigilanza e sugli effetti indesiderabili sono presenti nella sezione vigilanza, dove vengono descritte le modalità di segnalazione, compilando un’apposita scheda, al Ministero della Salute sia per le aziende che per i professionisti sanitari e per gli utilizzatori finali (consumatori, estetiste, parrucchieri etc…).
Perché segnalare è importante? Su questo punto il Ministero è chiaro: l’analisi delle segnalazioni degli effetti indesiderabili potenzialmente attribuibili all’uso dei cosmetici permette, ad esempio, di modificare le istruzioni e le avvertenze d’uso riportate in etichetta o di rimodulare la composizione di un prodotto cosmetico. Insomma, il sistema di segnalazione costituisce un importante strumento per la tutela della salute del consumatore.
Il vademecum per scegliere e utilizzare un prodotto cosmetico
Infine, un breve vademecum per un uso corretto e consapevole dei prodotti per l’igiene e la cura della persona:
- Controllare attentamente l’etichetta: è importante leggere sempre l’INCI per scegliere i prodotti senza sostanze chimiche nocive e seguire con estrema attenzione le modalità d’uso, la zona e i tempi di applicazione. Se si avverte prurito, bruciore o altri sintomi dopo l’utilizzo di un cosmetico sospenderne sempre l’uso e se i sintomi persistono, consultare un medico, un farmacista e/o eventualmente uno specialista.
- Per evitare la contaminazione dei cosmetici: lavare le mani prima di applicare il trucco e non condividerlo con altre persone e non aggiungere acqua o saliva per diluirlo.
- Non usare cosmetici scaduti: attenzione alla data di durata minima (indicata sulla confezione con la dicitura “Usare preferibilmente entro…” seguita da mese e anno o giorno, mese e anno), che è quella fino alla quale il prodotto cosmetico, stoccato in condizioni adeguate, mantiene le sue caratteristiche iniziali. La sua indicazione non è obbligatoria per i prodotti cosmetici che abbiano una durata minima superiore ai 30 mesi.
- Non usare mai un prodotto cosmetico che abbia cambiato odore, colore o consistenza.
- Non acquistare prodotti cosmetici attraverso canali non regolarmente autorizzati alla vendita (come per esempio commercio ambulante non autorizzato).