Fornire un nuovo quadro di riferimento per i modelli di welfare nazionali chiamati a fronteggiare le nuove sfide globali (invecchiamento demografico, digitalizzazione, globalizzazione e automazione del lavoro) ma anche uno strumento per aggiornare la legislazione europea in tema di politiche sociali e del lavoro. È questo il principale obiettivo del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali (PEDS), una sorta di Costituzione del nuovo welfare del Terzo Millennio che stabilisce 20 principi e diritti fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. Allo stesso tempo, nelle intenzioni dei Paesi membri, il PEDS – concepito principalmente per la zona euro ma applicabile a tutti gli Stati membri dell’Ue che desiderino aderirvi – dovrà essere bussola per un nuovo processo di convergenza verso migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa.
Tra i principi chiave assistenza sanitaria e LTC
Va rilevato come tra i 20 principi del PEDS ce ne siano almeno due che fanno parte dei punti fermi della mission di Assidai. Il primo è quello dell’assistenza sanitaria: il nostro Fondo ritiene infatti essenziale il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale come punto di riferimento per il Paese grazie alle sue caratteristiche, uniche al mondo, di universalità e gratuita. Al proposito, il documento ufficiale del PEDS sottoscritto congiuntamente dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione durante il vertice sociale per l’occupazione equa e la crescita, che si è tenuto il 17 novembre 2017 a Göteborg, in Svezia, recita molto chiaramente al principio numero 16:
Ogni persona ha il diritto di accedere tempestivamente a un’assistenza sanitaria preventiva e terapeutica di buona qualità e a costi accessibili.
Al punto 18 del PEDS c’è invece l’altro punto fermo di Assidai: la copertura per la non autosufficienza – Long Term Care, cioè l’assistenza degli individui non più autosufficienti.
Ogni persona ha diritto a servizi di assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili, in particolare ai servizi di assistenza a domicilio e ai servizi locali”.
Più in generale, come detto, il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali identifica una lista di 20 principi e diritti, suddivisi sotto tre distinte aree (qui il link al sito dell’Unione Europea): uguali opportunità, pari condizioni lavorative, protezione e inclusione sociale. Tali principi e diritti coprono sia aree dove l’UE possiede un’esplicita competenza legislativa (per esempio le pari opportunità, l’uguaglianza di genere e la sicurezza sul posto di lavoro), sia aree dove l’UE ha finora esercitato una competenza limitata (per esempio il diritto a un’abitazione dignitosa e l’assistenza ai senza fissa dimora).
I 20 principi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali
La proclamazione di Göteborg è arrivata dopo un lungo percorso iniziato nel settembre 2015, quando il presidente della Commissione UE, Jean Claude Junker, ha lanciato la nuova iniziativa, chiamandola appunto Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. Proprio la Commissione ha cercato di promuoverlo negli Stati membri durante i mesi successivi, avviando anche un ampio processo di consultazione con i governi nazionali, gli stakeholders e i cittadini, con l’obiettivo di raccogliere impressioni, suggerimenti e aspettative. Sulla scorta di questa consultazione, la Commissione UE ha pubblicato una serie di documenti arrivando poi alla stesura dei 20 principi e, appunto, al “sì” di Göteborg, che rappresenta uno dei primi passi formali verso l’effettiva creazione di un Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.
La sua effettiva implementazione e messa a regime dipenderà da molti fattori ma, se tutto andrà per il verso giusto, potrà avere un ruolo cruciale nella creazione del welfare del Terzo Millennio, in cui anche i fondi integrativi saranno chiamati a fare la loro parte per garantire gli equilibri del sistema.