La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non coincide con la semplice assenza di malattia o di infermità. In questa definizione, formulata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1948, c’è tutto lo spirito del Progetto “Salute allo Specchio”, lanciato dall’Ospedale San Raffaele di Milano nel 2013 con un obiettivo molto chiaro: supportare psicologicamente le pazienti ammalate di cancro in corso di trattamento, per aiutarle ad affrontare e gestire gli effetti collaterali delle terapie che, a loro volta, impattano sull’aspetto fisico.
Purtroppo, come noto, la malattia e i suoi trattamenti si associano ancora oggi ad importanti conseguenze che determinano violenti cambiamenti nell’immagine corporea. Alcuni di essi, come la perdita dei capelli, colpiscono la donna nella dimensione intima della femminilità, rendendo la persona facilmente riconoscibile come “malata”. “Umanizzare” le cure, invece, significa riportare la persona al centro, avere rispetto per le preoccupazioni e per i valori dei pazienti e considerare empaticamente il loro benessere fisico ed emotivo. Oltre che, soprattutto, aiutare i malati a combattere la malattia con maggiore spirito ed efficacia.
Assidai, tra i propri capisaldi, ha da sempre la cura e la tutela dei propri iscritti con Piani Sanitari dedicati alle persone e alle aziende ponendosi come obiettivo quello di offrirgli i migliori servizi e le migliori cure disponibili anche utilizzando un ampio network di strutture convenzionate su tutto il territorio nazionale.
Supporto psicologico in tre tappe
Il Progetto “Salute allo Specchio” si pone come fine l’insegnamento di tecniche e strategie per gestire, dal punto di vista estetico, gli effetti collaterali dei trattamenti (chemioterapici, chirurgici, radioterapici) e per favorire un migliore adattamento alla malattia e alle cure. Come? Promuovendo lo sviluppo di risorse personali e sociali e riducendo eventuali stati ansiosi e depressivi che possono insorgere a seguito della diagnosi e dell’inizio delle terapie.
Nel dettaglio, il percorso prevede che, dopo un primo colloquio psicologico individuale, avvengano degli incontri di gruppo, composti da circa 10-12 donne, a cadenza settimanale. Il primo è dedicato alla cura del volto, e prevede l’insegnamento di tecniche di trucco e di uso delle parrucche e dei foulard. Durante il secondo incontro un’estetista formata in estetica oncologica insegna alle pazienti come prendersi cura del proprio corpo e della propria pelle durante le terapie. È, inoltre, presente una consulente d’immagine che aiuta le donne a valorizzare il proprio aspetto, in particolare attraverso l’uso dei colori. L’ultimo incontro, infine, è dedicato a una discussione di gruppo, condotta da psicologi, sull’esperienza di Salute allo Specchio. In questo contesto, la presenza costante di un’equipe di psicologi e medici garantisce la possibilità di accogliere e gestire tempestivamente eventuali difficoltà che possono emergere nella situazione di gruppo.
Effetti positivi fisici e psicologici degli incontri di supporto
Che risultati e quali evidenze empiriche ha evidenziato il progetto? Un team di psicologi e medici ha analizzato 88 pazienti del San Raffaele per valutare se la partecipazione a “Salute allo Specchio” avesse avuto un impatto su variabili psicologiche come ansia, depressione o percezione della propria immagine corporea. L’esito finale? Decisamente confortante: è stato registrato un significativo miglioramento delle variabili psicologiche misurate. Inoltre lo studio ha dimostrato come prendersi cura del proprio aspetto abbia avuto effetti positivi reali sui malati di cancro. È chiaro che un risultato di questo genere autorizza a considerare e promuovere progetti simili a “Salute allo Specchio”, come parte integrante del percorso di cura insieme alle terapie convenzionali. Perché il supporto e il rispetto del malato sono fondamentali per garantirgli un decorso dignitoso e soprattutto efficace.