Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte nel nostro Paese, visto che sono responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare, è la cardiopatia ischemica a essere il principale “killer” (con il 28%), mentre gli attacchi cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori. Chi ha la fortuna di sopravvivere a un attacco cardiaco, inoltre, diventa un malato cronico, dato che la malattia peggiora la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la società: in Italia la prevalenza di cittadini affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille, mentre il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (pari all’1,34% del prodotto interno lordo) è destinato a farmaci per il sistema cardiovascolare.
Una giornata mondiale per il cuore
Questi numeri, che ben rappresentano l’enorme problema delle patologie cardiache in Italia, sono anche il manifesto della Giornata Mondiale del Cuore, che come ogni anno si celebrerà il 29 settembre: una campagna mondiale di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione delle malattie cardiocerebrovascolari, promossa in tutto il mondo dalla World Heart Federation, attraverso una comunità di oltre 200 organizzazioni nazionali che sostengono l’impegno della società medica e delle fondazioni per il cuore in oltre 100 Paesi.
Nel nostro Paese l’iniziativa è sostenuta da Fondazione Italiana per il Cuore, membro nazionale della World Heart Federation, in collaborazione con Conacuore (100 associazioni di pazienti) e la Federazione Italiana di Cardiologia (FIC) e con il patrocinio di numerosi enti e delle società scientifiche nazionali (per le varie iniziative previste vedi il sito ufficiale). Sullo sfondo, del resto, c’è un obiettivo chiaro: ridurre del 25% l’incidenza delle malattie non trasmissibili, il cosiddetto “25 by 25” goal, come richiesto dall’OMS nel 2011 ai propri Stati membri. Ormai mancano solo 2.655 giorni per raggiungere questo importante traguardo e la prevenzione primaria, rappresentata per esempio da stili di vita sani e da screening medici effettuati con la giusta frequenza (come più volte ricordato e argomentato da Assidai), è un importante mezzo per centrarlo.
La consapevolezza e la “Carta del Rischio cardiovascolare” dell’ISS
In Italia solo il 38% delle persone ad alto rischio cardiovascolare conosce la propria condizione ed è, dunque, in grado di attuare concretamente comportamenti e stili di vita adeguati. La consapevolezza, in questo caso, è fondamentale così come lo sono le abitudini, che possono modificare positivamente un’eventuale predisposizione. C’è tuttavia un dato positivo: l’informazione sul tema e la prevenzione hanno iniziato a fare breccia, visto che i tassi di mortalità per le malattie cardio-cerebrovascolari, tra cui infarto, scompenso e ictus, si sono ridotti di oltre il 35% negli ultimi 11 anni. Per questo, bisogna spingere ancora di più sulla prevenzione come arma per combattere queste patologie.
Un’iniziativa interessante e di rilievo arriva dall’Istituto Superiore di Sanità che, attraverso il portale “Progetto Cuore”, ha lanciato già da tempo la cosiddetta “carta del rischio cardiovascolare”, che serve a stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia. La carta del rischio deve essere usata dal medico e con estrema cura, rispettando precise indicazioni, ma può essere estremamente utile per mettere a punto il proprio “identikit” cardiaco e muoversi di conseguenza sul fronte della prevenzione.
L’importanza della prevenzione per Assidai
Assidai crede fortemente nell’importanza della prevenzione e negli anni ha promosso specifiche campagne affinché la prevenzione non sia mai da sottovalutare per tutti coloro che sono sottoposti a situazioni di stress quotidiano, come per esempio i manager.
Quest’anno il Fondo sanitario, insieme a Federmanager, ha offerto a tutti gli iscritti Assidai – in modo totalmente gratuito – la possibilità di aderire al pacchetto “Healthy Manager” per effettuare l’esame ecocolordoppler dei tronchi sovraortici presso le strutture convenzionate con il Fondo sanitario e che hanno aderito al progetto.
Questa indagine rientra tra gli esami di primo livello nell’ambito della prevenzione cardiovascolare, in quanto il rilievo di lesioni arteriosclerotiche a livello carotideo presenta una correlazione non infrequente con analoghe lesioni a livello delle coronarie (le arterie che attraverso cui arriva il sangue al cuore). L’ecodoppler dei tronchi sovraortici è una metodica ecografica e quindi non invasiva e non dolorosa per il paziente. Questo esame consente lo studio della struttura della parete arteriosa e anche del flusso del sangue che scorre all’interno delle arterie. È perciò possibile valutare alcune caratteristiche morfologiche quali il diametro e lo spessore della parete, oltre alle caratteristiche del flusso, quali la velocità e la direzione.
La malattia arteriosclerotica è la patologia più frequentemente studiata nel distretto dei tronchi sovraortici ed è alla base di due delle patologie più diffuse e invalidanti: l’ictus cerebrale e l’infarto del miocardio. La placca carotidea è la lesione aterosclerotica più frequente. Si tratta di accumuli più o meno rilevanti di colesterolo, fibre e cellule all’interno della parete del vaso (che assomigliano molto all’accumulo di ruggine sulla parete di un tubo). Tali accumuli possono essere di piccole dimensioni, ma possono anche diventare così ingombranti da occludere il lume del vaso e quindi determinare un danno irreversibile a livello cerebrale (ictus). Tale metodica consente quindi l’individuazione precoce di tali lesioni che possono essere trattate.