L’Europa scende in campo contro l’ictus. Se Assidai, nel suo piccolo, lo scorso giugno ha realizzato con successo la campagna “Healthy Manager”, che ha registrato quasi 6mila adesioni, la European Stroke Organization ha rilanciato e potenziato un piano di azione per il Vecchio Continente nel periodo 2018-2030. Gli obiettivi? Principalmente quattro. Innanzitutto la riduzione del numero assoluto degli ictus in Europa del 10%. In secondo luogo, il trattamento di almeno il 90% dei pazienti in una unità neurovascolare come primo livello di cura. In terzo luogo, la creazione di piani nazionali specifici che comprendano tutto il percorso che va dalla prevenzione primaria fino alla vita dopo l’ictus. Infine, la messa a punto, e soprattutto l’implementazione, di strategie nazionali che promuovano stili di vita sani e, al contempo, riducano i fattori ambientali, socio-economici ed educativi che aumentano il rischio di incorrere in questa patologia.
Ictus: enormi costi sociali e finanziari per il sistema
L’urgenza di un’iniziativa ancora più convinta e forte contro l’ictus a livello europeo è data da numeri e previsioni sempre più allarmanti per il futuro. Stando alle ultime stime della European Stroke Organization, entro il 2035 si verificherà un aumento del 34% del numero totale degli “eventi” cerebrovascolari acuti nell’Unione Europea, passando dagli oltre 613mila casi del 2015 a quasi 820mila nel 2035. Di conseguenza, lieviterà anche il numero delle persone che dovrà convivere con le conseguenze di una patologia che diventerà cronica: si passerà dai 3,71 milioni di tre anni fa a 4,63 milioni per il 2035.
Del resto, a giocare un ruolo rilevante in questa dinamica, sarà anche il progressivo invecchiamento della popolazione. Tutto ciò, oltre ad avere un impatto umano devastante, avrà anche un costo rilevante, stimato in 45 miliardi di euro in Europa nel 2015 e destinato ad aumentare, sia per i costi derivanti dall’assistenza sanitaria, sia per quelli indiretti a carico delle famiglie e delle società intera. Un ragionamento che vale anche per l’Italia, dove l’ictus cerebrale è una patologia grave e disabilitante che rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Circa 150mila italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono circa 800mila, ma sono purtroppo destinate a crescere, sia per l’invecchiamento progressivo della popolazione, sia perché tra i giovani è in aumento l’abuso di alcool e droghe. Secondo le ultime statistiche, delle persone colpite da ictus, il 20-30% muore entro tre mesi, il 40-50% perde in modo definitivo la propria autonomia, e il 10% presenta una recidiva severa entro 12 mesi.
La campagna “Healthy Manager” di Assidai-Federmanager
In questo contesto si colloca la campagna di prevenzione “Healthy Manager”, che Assidai ha lanciato a giugno, insieme con Federmanager, e che ha visto come partner i colossi assicurativi Allianz e Generali Welion. Per tutti gli iscritti al Fondo è stato possibile prenotare un esame Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici (TSA) – considerato fondamentale dagli esperti per prevenire l’ictus – da svolgere, in modo completamente gratuito, presso una rete di oltre 90 strutture sanitarie aderenti all’iniziativa. Guardando i numeri, l’iniziativa è stata un successo con 5.933 prenotazioni, il 57% in più rispetto alle 3.777 del 2016, quando si era svolta la precedente campagna di prevenzione.
Come funziona esattamente questo esame (assolutamente non invasivo)? L’ecocolordoppler dei tronchi sovraortici è un tipo di ecografia vascolare che permette lo studio morfologico e funzionale dei vasi del collo, valutandone sia il diametro e lo spessore di parete, sia la velocità e la direzione del flusso ematico all’interno. È un modo per scoprire i primi indizi di una malattia aterosclerotica, ovvero la patologia più studiata nel distretto dei tronchi sovraortici, che può determinare piccoli ispessimenti di parete o veri e propri restringimenti del lume di un vaso (stenosi). L’associazione tra i dati anatomici e quelli flussimetrici permette la stima esatta dell’entità della stenosi e indirizza verso una corretta terapia. L’ecocolordoppler TSA, inoltre, è necessario per seguire nel tempo l’andamento di una stenosi e valutare l’esito di un intervento chirurgico o endovascolare di correzione della stessa.