Chi soffre di tiroide può andare al mare?
Vero: l’ipertiroideo in teoria soffre il caldo e per questo gli sembra di star male ma, se segue le terapie con regolarità, può andare al mare e in montagna e in ogni caso dove vuole senza alcuna limitazione.
Chi soffre di tiroide ingrassa?
Falso: un ipotiroideo che sta male da tempo e non si cura può sì avere un aumento del peso corporeo ma anche una serie di sintomi molto più complessi come un cuore che batte male, perdita di capelli e pelle secca.
Chi soffre di tiroide ha un metabolismo lento?
Falso: l’introito e il dispendio calorico di una persona sono geneticamente predeterminati.
Sono soltanto tre (forse i più comuni) dei falsi miti che circolano riguardo le malattie della tiroide. Un organo cruciale per il nostro corpo poiché produce un ormone chiamato a regolare importanti processi durante tutto l’arco della vita. Nella fase evolutiva l’ormone tiroideo è infatti importante per lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico, mentre in tutte le età gioca un ruolo centrale per il buon funzionamento del muscolo cardiaco e scheletrico e per il metabolismo osseo. Inoltre regola la temperatura corporea e, insieme da altri ormoni, ci consente di immagazzinare “scorte” – ovviamente in presenza di un bilancio energetico positivo – e di utilizzarle in caso di necessità.
Insomma, la tiroide è una delle principali fonti di energia del nostro organismo: per questo se produce poco ormone (ipotiroidismo) o troppo (ipertiroidismo) altera tutti questi processi e siamo in presenza di una malattia che, per fortuna, può essere diagnosticata e curata nelle fasi iniziali senza conseguenze sulla salute.
Numeri e prevenzione per la tiroide
Ecco perché, a fine maggio, si è celebrata la Settimana Mondiale della Tiroide, patrocinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo scientifico appunto sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide, con un particolare focus sulla prevenzione.
Il valore di quest’ultima, a livello generale, è sempre stato sottolineato da Assidai come doppia arma dal punto di vista sanitario (diagnosticare in tempo determinate malattie dà maggiori possibilità di sconfiggerle) e finanziario, poiché permette di evitare ingenti spese al Sistema Sanitario Nazionale. Nello specifico della tiroide l’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodoprofilassi in Italia (Osnami) dell’Istituto Superiore di Sanità sta portando avanti da anni con il Ministero della Salute un programma di screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che indica lo stato nutrizionale iodico della popolazione dei neonati e, indirettamente, delle loro madri.
Del resto, la causa più frequente della patologia tiroidea è la carenza di iodio, che è il costituente essenziale dell’ormone tiroideo. L’uomo introduce lo iodio solamente con gli alimenti : la carenza iodica può provocare, a seconda dell’età della vita in cui si verifica e dell’entità, riduzione del quoziente intellettivo, deficit neurologici “minori”, gozzo, formazione di noduli o ipertiroidismo. Per prevenirla è necessario che l’alimentazione quotidiana sia quanto più possibile varia e preveda il consumo di cibi a più alto contenuto del micronutriente quali pesce, latte e formaggi e soprattutto seguendo la famosa regola “poco sale ma iodato”.
Le categorie a rischio tiroide
Quali sono le categorie più a rischio e da sorvegliare con maggiore attenzione? Sicuramente gli anziani e le donne in gravidanza, che hanno maggiore bisogno di iodio e sono quindi maggiormente esposte a possibili problemi. Qualche numero, fornito dal Ministero della Sanità: in Italia si ammalano di gozzo circa 6 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione totale e il 20% dei giovani) con impatto economico stimato in oltre 150 milioni di euro l’anno. Secondo le ultime stime un neonato su 3mila nasce con una forma di malattia tiroidea. In età adulta, inoltre, le donne sono molto più soggette alle malattie tiroidee rispetto agli uomini: una donna ha il 20% di possibilità di sviluppare problemi alla tiroide nel corso della sua vita.
Dieta contro il gozzo tiroideo
Per chiudere, sempre in tema di prevenzione, ecco qualche indicazione sull’alimentazione, suggerita dal Ministero della Sanità, per evitare possibili criticità di carenza iodica. Una dieta con 2 porzioni di pesce a settimana, latte tutti i giorni e un po’ di formaggio garantisce il 50% del fabbisogno giornaliero di iodio (90 microgrammi nei bambini fino a 6 anni, 120 microgrammi in età scolare (7-12 anni) e 150 microgrammi negli adulti.
Durante la gravidanza e l’allattamento il fabbisogno aumenta a 250-300 microgrammi al giorno per una corretta funzione tiroidea materna e fetale, indispensabili per lo sviluppo del sistema nervoso centrale del feto. Per questo è necessario che l’assunzione quotidiana di iodio con l’alimentazione venga integrata: l’utilizzo di sale iodato consente di coprire il fabbisogno giornaliero fornendo 30 microgrammi di iodio per grammo di sale, anche se l’Oms caldeggia di mantenere il consumo giornaliero di sale sui 3-5 grammi per il rischio di malattie cardiovascolari. Mantenendo dunque il consumo del sale entro i 3-5 raccomandati si raggiunge una quantità al giorno di iodio pari a 90-150 microgrammi e in definitiva sufficiente a garantire un adeguato apporto iodico.