Un mal di testa più forte del solito, un dolore al fianco che non abbiamo mai avuto oppure una tosse troppo insistente. Alzi la mano chi, di fronte a un malessere o a un sintomo che non riesce a decifrare, in prima battuta non abbia avuto la tentazione di cercare la risposta su Internet anziché rivolgersi al medico. Del resto sembra così facile: basta andare su un qualsiasi motore di ricerca, digitare due o tre parole chiave e il gioco è fatto. Ecco che si può leggere subito una diagnosi (o un ventaglio di malattie, spesso una più grave dell’altra) che apparentemente sembra perfetta. Peccato che sia quasi sempre sbagliata e che il più delle volte ci faccia sprofondare nell’inquietudine e, talvolta, nel panico.
Benvenuti nello “splendido” o, sarebbe il caso di dire, terribile mondo delle fake news sulla salute. “Bufale e falsi miti” che l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), con un’iniziativa avviata nelle scorse settimane, ha deciso di smascherare e denunciare, partendo appunto da un preoccupante dato di fatto: almeno un italiano su tre, secondo una recente indagine del Censis, naviga in rete per ottenere informazioni sulla salute e di questi, oltre il 90,4% effettua ricerche su specifiche patologie.
Per questo, l’Istituto Superiore di Sanità ha deciso di smascherare le 150 bufale sulla salute più frequenti (che ben presto saliranno a 400) in una sezione realizzata ad hoc sul proprio sito. L’obiettivo? Lo chiarisce il Presidente dell’ISS, Prof. Walter Ricciardi (intervsitato anche su Welfare 24, newsletter di Assidai su altri temi importanti):
“È necessario offrire ai cittadini che sempre più spesso consultano il web per motivi di salute, trovando tutto e il contrario di tutto, un approdo sicuro, un punto di riferimento rigoroso e autorevole. In altre parole, un’informazione certificata all’origine che contribuisce all’equità e alla sostenibilità del nostro sistema sanitario”.
Come ha ricordato Assidai, analizzando numerosi rapporti e indagini di mercato, infatti, gli sprechi del Sistema Sanitario Nazionale derivano anche da un approccio non corretto da parte dei pazienti, che talvolta si rivolgono subito a uno specialista (convinti erroneamente di avere una determinata patologia) anziché passare prima dal medico di base.
Il portale messo da punto dall’Istituto Superiore di Sanità analizza le fake news attinenti a 15 ambiti: alimentazione, attività fisica, fumo, alcol e droghe, vaccini, farmaci, screening, sessualità, salute della donna, infanzia, salute mentale, trapianti e donazioni, malasanità, migranti, ricerca e Internet. Ognuno di essi ha le sue bufale con la relativa spiegazione. Qualche esempio? “Bere solo birra fa meno male che bere altri alcolici”, “Più sudo e più dimagrisco”, “Fare attività fisica in gravidanza è troppo pericoloso”, “Sono giovane e sto bene, non ha senso che faccia il Pap Test”, “Il taglio cesareo è sempre la soluzione migliore perché non si soffre”.
Troppo banali? Ecco allora delle fake news ancora più subdule: “Lo zucchero di canna è migliore di quello bianco”. Falso: nessuno studio scientifico ha mai provato che lo zucchero di canna apporti maggiori benefici rispetto allo zucchero bianco. Entrambi contengono, infatti, esattamente la stessa molecola, il saccarosio mentre il processo industriale al quale viene sottoposto, lo zucchero per diventare bianco non danneggia il prodotto. Oppure: “Se hai bisogno di ferro mangia tanti spinaci”. Falso anche questo, poiché gran parte del ferro che contengono queste verdure è inutilizzabile come nutriente perché presente insieme a sostanze che ne inibiscono l’assorbimento nell’intestino.
Insomma, una sezione web – quella messa a punto dall’Istituto Superiore di Sanità – decisamente utile e soprattutto educativa per tutti coloro che si affidano troppo spesso alla giungla di Internet, anziché ai medici, per risolvere i propri problemi di salute. Prendere visione di quanto ideato dall’ISS e informarsi diventa, così, un modo quasi divertente per costruirsi una corazza difensiva dalle bufale più pericolose perché riguardano la nostra salute.