Nel sistema sanitario italiano coesistono diversi modelli di finanziamento. Oltre a quello pubblico, cioè il Servizio Sanitario Nazionale supportato dal gettito fiscale, esiste la possibilità che i cittadini paghino di tasca propria per le prestazioni extra (è la cosiddetta spesa out of pocket). In alternativa c’è il ricorso sempre più diffuso a un intermediario, che può essere un’assicurazione, nel caso delle polizze sanitarie, o un fondo sanitario integrativo, che a sua volta può assumere diverse forme.
Tipologie di fondi sanitari integrativi
Nel dettaglio, un fondo sanitario integrativo viene definito negoziale o contrattuale quando nasce appunto dalla contrattazione collettiva (nazionale o territoriale) o aziendale. Cerchiamo di capire meglio questo concetto partendo da una premessa che riguarda Assidai e Fasi. Il primo è un Fondo di assistenza sanitaria integrativa di natura non contrattuale che nasce molti anni fa (1990) per integrare principalmente le prestazioni sanitarie del Fasi, uno dei fondi negoziali più grandi d’Europa. Successivamente, Assidai ha esteso la propria operatività integrando anche altri fondi contrattuali, oltre al Fasi, e si è posizionato sul mercato per offrire anche Piani Sanitari Sostitutivi per coloro che non hanno l’assistenza sanitaria con un fondo primario.
Il Fasi, invece, è un fondo dedicato ai dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi: un’associazione di secondo grado, senza scopo di lucro, che opera in base agli accordi contrattuali fra Confindustria e Federmanager. Oggi è l’ente di riferimento nell’ambito dell’assistenza sanitaria integrativa, per tutti i dirigenti fin dalla loro nomina in ambito aziendale. Il Fasi, così come altri fondi sanitari negoziali (più avanti vedremo un elenco più dettagliato) appartiene alla categoria dei fondi contrattuali che di regola sono fiscalmente agevolati e vengono finanziati sia dai datori di lavoro sia, in alcuni casi, dai dipendenti stessi. Il loro obiettivo è integrare quanto già offerto, in termini di prestazioni sanitarie, dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Come detto, i fondi contrattuali – come indica la natura stessa del nome – derivano dalla contrattazione collettiva nazionale o aziendale. La chiave è il famoso CCNL, cioè il contratto collettivo nazionale di lavoro che nasce appunto da un confronto tra i sindacati (che rappresentano i lavoratori) e le associazioni datoriali di categoria (che rappresentano i datori di lavoro). Il CCNL regola, a livello nazionale, i rapporti di lavoro di un determinato settore, ne definisce i principali aspetti economici, organizzativi e normativi. Tra questi viene indicato, per esempio, il Fondo pensione complementare a cui i lavoratori di quella categoria possono iscriversi. Lo stesso CCNL – questo è l’aspetto che più ci interessa in questo caso – fornisce anche precise indicazioni sulle forme di sanità integrativa previste per i lavoratori.
Fondi sanitari integrativi nei CCNL
I fondi sanitari integrativi, del resto, sono sempre più diffusi e presenti nei principali contratti di categoria. Qualche esempio? Il Faschim, fondo di assistenza sanitaria integrativa del CCNL dell’industria chimica e similari; il Fasdac “Mario Besusso” che riguarda invece i dirigenti delle aziende commerciali, di trasporto e spedizione, dei magazzini generali, degli alberghi e delle agenzie marittime; il San.Arti, fondo per i lavoratori dell’artigianato; il Fondo Est, attinente ai dipendenti a cui vengono applicati i contratti nazionali di lavoro del terziario; per chiudere con il Quas, Cassa Assistenza Sanitaria Quadri per i dipendenti con qualifica di “Quadro” e con contratti nazionali del Terziario e del Turismo e Casagit (giornalisti). Ci sono poi diversi fondi legati a singole aziende come il Fisde, il fondo integrativo sanitario per i dipendenti del gruppo Enel, che tuttavia è aperto anche alle società il cui personale sia regolato in prevalenza dal CCNL per i lavoratori del settore elettrico.
Ciascun fondo contrattuale si distingue puoi per le proprie caratteristiche. C’è da valutare, per esempio, quanto e se viene richiesto un contributo per portare “sotto l’ombrello” del fondo anche i familiari fiscalmente a carico o conviventi. Oppure va specificato il trattamento per determinate categorie di lavoratori, per esempio per quelli part time o a tempo determinato. E poi c’è un nodo fondamentale: il perimetro delle prestazioni non coperte dal SSN che vengono invece pagate dal fondo. Per esempio visite extra-ospedaliere di alta specializzazione, il rimborso dei ticket sanitari per accertamenti diagnostici, piuttosto che le spese per le cure fisioterapiche riabilitative, per visite odontoiatriche, per i trattamenti di igiene orale, per le cure conservative e per le protesi dentarie.