L’inattività fisica costa 1 miliardo all’anno per l’Italia e a livello globale potrebbe generare entro il 2030 circa 500 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili prevenibili, con costi di trattamento che potrebbero superare i 300 miliardi di euro. Sono questi i numeri choc che emergono dal rapporto presentato nei giorni scorsi al Senato dalla Fondazione Aletheia (think tank che ha l’obiettivo di fare chiarezza sull’indissolubile legame che oggi unisce “cibo” e “salute”) dal titolo “Cibo e Sport: buona alimentazione e attività fisica, un connubio perfetto per la salute”. Lo studio è stato realizzato con il patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero della Salute e dal Ministero per lo Sport e i giovani.
Il nodo, come è facile intuire, sono le cosiddette malattie croniche non trasmissibili (a partire dalle patologie cardiocircolatorie e dai tumori), che sono purtroppo la principale causa di morte e di disabilità a livello globale. Il principale strumento per evitare la loro insorgenza, o comunque per diminuirne la probabilità, è la prevenzione primaria, attuabile attraverso una corretta alimentazione, abitudini di vita sane e appunto un’attività fisica regolare. Un concetto su cui Assidai ha sempre sensibilizzato e continuerà a sensibilizzare i propri iscritti.
Il documento in questione è stato illustrato in Senato dalla Fondazione Aletheia, guidata dal Presidente Stefano Lucchini e dal Direttore Riccardo Fargione, alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci e del Ministro per lo Sport e giovani Andrea Abodi. A tal proposito, il Ministro Schillaci è stato molto chiaro: “Il nostro obiettivo non deve essere soltanto allungare la vita, ma garantire che questi anni siano vissuti in buona salute”. E la prevenzione, in questo senso, deve partire dalla giovane età: “Nel 2023 il 19% dei bambini di 8-9 anni era sovrappeso, l’8% obeso e il 2% con obesità grave”, ha aggiunto.
Emergenza inattività fisica a livello globale
Un tema chiave è sicuramente rappresentato dall’inattività fisica. I numeri dicono che all’Italia costa 1 miliardo all’anno per la cura di malattie non trasmissibili e per la salute mentale: siamo secondi solo alla Germania (2,8 miliardi di euro) ma prima di Francia (932 milioni) e Spagna (446 milioni). Si tratta di un costo per ogni cittadino italiano di 17 euro l’anno imputabile solo alla mancanza di attività fisica adeguata e regolare. Peggio fanno solo la Germania con 34 euro pro-capite/anno e il Portogallo con 22 euro pro-capite/anno. A livello globale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inattività fisica è un fenomeno altrettanto preoccupante e, soprattutto, in aumento: le persone inattive sono salite dal 26% nel 2010 al 31% nel 2020. Se la tendenza non si invertirà, si stima un’ulteriore crescita entro il 2030 con un’incidenza della popolazione inattiva che potrebbe toccare il 35% della popolazione mondiale. Chi non pratica attività fisica regolare presenta un rischio maggiore compreso tra il 20% e il 30% di sviluppare patologie croniche, con un impatto diretto sui sistemi sanitari. L’inattività fisica potrebbe generare nel decennio 2020-2030 circa 500 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili prevenibili, con costi di trattamento a livello globale pari a 300 miliardi di euro.
Il “costo” della cattiva alimentazione
L’altro nodo cruciale, il regime alimentare, era stato analizzato dalla Fondazione Aletheia con un altro studio, diffuso lo scorso luglio, patrocinato dal Ministero della Salute e intitolato “Malattie, cibo e salute”. Da esso – come riportato dal sito del Sole 24 Ore – emergeva come un’alimentazione sbagliata e uno stile di vita scorretto non solo mettono a rischio la salute futura, ma hanno anche un impatto sul portafoglio personale, con un costo extra che si avvicina ai 300 euro a persona, e sul prodotto interno lordo, causandone una contrazione annua intorno al 3,3%. Nel 2023 la quota della popolazione italiana maggiorenne con peso in eccesso era meno della metà, il 46,4%. Negli ultimi venti anni, però, c’è stato un aumento del 7,1% delle persone in sovrappeso e del 36,4% di quelle obese. Ad aumentare molto di più è il diabete: negli ultimi 20 anni l’incidenza di questa patologia è aumentata del 65%. Limitandoci agli ultimi anni la curva è sempre in crescita: si passa infatti da un’incidenza del 6,3% nel 2021 al 6,6% nel 2023. Le malattie legate all’alimentazione e allo stile di vita non corretti fanno lievitare i costi sanitari e, secondo quanto rilevato dallo studio, generano anche una contrazione annua del Pil europeo del 3,3%. Lo studio prova anche a quantificare il costo in euro dell’incremento del sovrappeso legato a stili nutrizionali errati che rappresenta il 9% della spesa sanitaria nazionale: ad ogni italiano costa un’extra “tassa” annuale – per la precisione – di 289 euro.
L’impegno di Assidai
Il nostro Fondo si impegna in una costante attività di informazione verso tutti i propri stakeholder – in primis le persone iscritte – su questi temi, in modo che possano adottare i comportamenti più virtuosi possibili in base alle nuove frontiere tracciate dalla scienza, sia per tutelare la salute di tutte le persone sia per contribuire alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e delle sue caratteristiche, uniche al mondo, di universalità ed equità.