Cosa sono le dislipidemie? Sono una serie di condizioni patologiche caratterizzate da un’anomala quantità di lipidi nel sangue e consistono, detto più semplicemente, nell’aumento del colesterolo plasmatico, dei trigliceridi o di entrambi.
Le cause possono essere genetiche o acquisite, influenzate quindi da stili di vita e alimentazione errati, mentre la diagnosi si effettua mediante esami del sangue che evidenziano l’alterazione dei valori dei grassi.
Fatta questa premessa, quel che è certo è che in Italia si tratta di una patologia tanto diffusa quanto, purtroppo, sottovalutata. Nel nostro Paese sono più di 10 milioni (circa 1 cittadino su 6) le persone colpite da dislipidemie lievi e moderate. Tuttavia, addirittura il 40% di loro, pari a 4,6 milioni di adulti, non ne è consapevole e non viene quindi trattato, con il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari che richiedono poi trattamenti farmacologici.
È possibile però controllare il fisiologico metabolismo del colesterolo con l’assunzione di sostanze di origine naturale, con comprovata efficacia e ridotti effetti collaterali. In particolare, come sottolineato in un intervento sul sito del Sole 24 Ore da Francesco Natale, Cardiologo all’Ospedale Monaldi di Napoli, uno studio condotto su 526 pazienti, pubblicato sulla rivista scientifica “Functional Foods in Health and Disease”, ha dimostrato la riduzione di oltre il 20% dei livelli del colesterolo “cattivo” grazie alla supplementazione con un nutraceutico, già dopo 30 giorni di trattamento.
Tenere sotto controllo anche le lievi alterazioni
Si parte da un dato di fatto: la correlazione tra dislipidemie e patologie cerebro-cardiovascolari è stata scoperta ormai da diversi anni e da allora i medici hanno assunto consapevolezza dell’importanza di trattare anche il fattore di rischio lieve, che su alcuni pazienti può avere conseguenze gravi, come infarto del miocardio e aterosclerosi.
Ipercolesterolemia e aumento dei trigliceridi sono infatti condizioni asintomatiche e possono essere individuate solo attraverso esami del sangue, prescritti o come controlli di routine, o per familiarità. Fondamentale, ovviamente, la prevenzione primaria, ovvero gli stili di vita: non fumare, nutrirsi in modo corretto e praticare attività fisica in modo regolare permettono di ridurne sensibilmente le possibilità di comparsa di dislipidemie, che sono maggiori con l’aumento dell’età.
A tal proposito il Ministero della Salute – che ha dedicato un’apposita sezione del proprio sito all’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari – è molto chiaro: “Controlla ogni tanto, su indicazione del medico curante, il profilo lipidico con le analisi del sangue. Se hai una dislipidemia adotta e mantieni stili di vita salutari, in particolare quelli che contribuiscono a migliorare l’assetto lipidico (no al fumo e ai prodotti del tabacco; sana alimentazione, limitata nell’assunzione di grassi saturi; adeguata attività fisica; peso corporeo ottimale; limitazione/eliminazione del consumo di alcol), e segui scrupolosamente l’eventuale trattamento farmacologico prescritto dal medico curante”.
Una posizione confermata da Arrigo Cicero, Presidente della Società Italiana di Nutraceutica (SINut), che ricorda come le linee guida nazionali e internazionali suggeriscono l’importanza di ridurre la colesterolemia anche nelle forme di dislipidemia lievi, con il mantenimento di un’alimentazione varia ed equilibrata e un corretto stile di vita e l’associazione, se necessario, di specifici integratori alimentari. Questi prodotti, aggiunge, si sono rivelati utili nei soggetti che presentino livelli non ottimali di trigliceridi e colesterolo nel sangue e un rischio cardiovascolare non elevato, poiché permettono di mantenere i normali livelli di colesterolo e trigliceridi.
Il possibile ruolo dei nutraceutici nelle dislipidemie
Come dimostrato da alcuni studi recenti, il nutraceutico può essere un alleato importante per il trattamento delle persone con dislipidemie lievi e moderate.
Le ultime linee guida della Società Italiana di Cardiologia suggeriscono, per chi presenta colesterolemia lieve e moderata, un miglioramento dello stile di vita e l’introduzione di prodotti a base di sostanze di origine naturale.
Lo studio pubblicato su Functional Foods in Health and Disease – sottolinea Il Sole 24 Ore – è frutto di una collaborazione tra lo specialista e il medico di medicina generale: si tratta di una sinergia fondamentale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, che permette di raggiungere rapidamente il target di trattamento, con un migliore risultato di prevenzione. Il trattamento long-term a base di nutraceutici, come tutti i trattamenti a lunga durata, presenta un grosso ostacolo: l’aderenza al protocollo.
Per questo, la collaborazione stabilita con il medico di famiglia, che ha un rapporto privilegiato con l’assistito, è una delle armi più efficaci. Detto in altre parole, l’offerta di nutraceutici è molto vasta, ognuno di essi presenta principi attivi e proprietà salutistiche differenti, non adatte al trattamento di tutti i soggetti.
Per questo è importante che la persona non scelga in autonomia, ma si rivolga al proprio medico, al biologo nutrizionista o al farmacista. Il prodotto dovrebbe essere scelto sulla base della qualità della materia prima e della formulazione, che spesso prevede più attivi combinati, per sfruttare i molteplici meccanismi d’azione.
Assidai e il ruolo chiave della prevenzione primaria
Sullo sfondo, resta in ogni caso la prevenzione primaria in cui crede fortemente Assidai, il Fondo di assistenza sanitaria integrativa di emanazione Federmanager, che si prende cura di manager, quadri e consulenti e delle loro famiglie in ogni momento della loro vita, soprattutto nei momenti più critici legati allo stato di salute.
La prevenzione, anche nel caso di dislipidemie o cronicità è un pilastro per evitare l’insorgere. Va ricordato, infatti, come le malattie cardiovascolari rappresentino, insieme a tumori, patologie respiratorie croniche e diabete, il principale problema mondiale di sanità pubblica.
Queste malattie croniche non trasmissibili sono, infatti, la prima causa di invalidità e mortalità e il loro impatto provoca danni umani, sociali ed economici elevati. L’Europa, in particolare, presenta il più alto carico di queste patologie e il nostro Paese non fa eccezione.
Rientrano in questo gruppo di malattie, tra le altre, le più frequenti patologie di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore (infarto acuto del miocardio, sindrome coronarica acuta e angina pectoris), le malattie cerebrovascolari e le arteriopatie periferiche.
In una recente intervista rilasciata a Welfare 24, house organ di Assidai realizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato: “La maggior parte dei tumori è prevenibile attraverso stili di vita sani e corretti. Fumo, alcol, alimentazione scorretta, sedentarietà: bisogna agire su questi fattori di rischio incentivando comportamenti salutari. Per questo è fondamentale continuare a informare e sensibilizzare le persone, a cominciare dai più giovani, sin dalle scuole elementari”.